Leggo su Facebook di una guida turistica che ha portato un gruppo al Museo nazionale di San Matteo, sui Lungarni di Pisa, e lo ha trovato chiuso “per mancanza di personale” e conosco benissimo le difficoltà che ogni direttore incontra per il fatale intreccio frala carenza di personale in dotazione ai musei e regolamenti che impongono la chiusura immediata non appena si scende al di sotto di un numero minimo di custodi presenti.

santamariascala.jpgLeggo che il Santa Maria della Scala a Siena sarà chiuso al pubblico giovedì 26 marzo in occasione della riunione degli “Stati generali” della cultura e penso che vabbé, cosa vuoi che sia, per un giorno non succede nulla e sicuramente la gestione di questo incontro non è compatibile con la presenza dei visitatori.

Leggo che i lavoratori del Polo museale fiorentino hanno proclamato uno sciopero per il giorno di Pasqua, facendo così trovare chiusi gli Uffizi e la Galleria dell’Accademia a migliaia di persone, e so benissimo che soltanto in questo modo – con un’azione che colpisce al cuore gli interessi del datore di lavoro – i sindacati possono ottenere attenzione e risposte, fino ad oggi magari chieste in forma meno eclatante e però mai arrivate.

Rileggo queste mie righe in cui ho cercato di essere il più politicamente corretto e comprensivo per le ragioni di tutti e mi rendo conto – senza alcuna sorpresa – che la battaglia dell’accoglienza turistica è persa per sempre.

Quando non si tiene in nessun conto – a Pisa, Siena e Firenze: capitali del turismo in Toscana – di chi avrebbe semplicemente il piacere di ammirare il nostro patrimonio culturale e artistico, è ovvio che diventa impossibile parlare di industria del turismo o di sistema di accoglienza, se non come comodi argomenti di campagna elettorale o in incontri o convegni assolutamente inutili.

Non si tratta più, evidentemente, di responsabilità personali, di amministratori pubblici o direttori più o meno bravi o sensibili all’argomento, ma più semplicemente (e gravemente) di una mentalità che è impossibile cambiare e che antepone l’interesse di chi gestisce e lavora a quello del visitatore. Ovvero l’esatto opposto di come dovrebbe essere: la migliore accoglienza prima di tutto e poi scelte amministrative e battaglie (certo: anche sindacali) perché il miglior servizio verso il visitatore sia realizzato con le migliori condizioni possibili di chi dirige e lavora all’interno dei musei.

Ma non sono cose per questa Toscana e questa Italia.