maurizio landini
Il segretario della Fiom Maurizio Landini

Successo di numeri in termini di partecipazione e grande calore ieri sera a Firenze per la presentazione di quello che tutti si mobilitano per dire che non è un movimento politico ma ci si avvicina molto, ovvero “Coalizione sociale”, l’iniziativa, lanciata dieci giorni fa da Maurizio Landini, che parte dal sindacato della Fiom-Cgil, e vuole radicarsi su tutto il territorio.

«Obiettivo cambiare le politiche del governo perché sono contro chi lavora» Sala piena ed oltre 300 persone all’esterno del Teatro Puccini hanno voluto ascoltare una delle anime più importanti del sindacato che ha provato a raccontare cosa significa per lui ‘Coalizione sociale’, respingendo chi vorrebbe lo stesso Landini scendere in politica e soprattutto contrattaccando ad alcune parole pronunciate ieri dal Premier Matteo Renzi. «A me dei sondaggi non me ne frega nulla e trovo singolare che sondano su una cosa che non esiste – ha detto il segretario della Fiom Landini, rispondendo ad una domanda dei giornalisti che gli hanno chiesto cosa ne pensasse del fatto che il movimento politico denominato ‘Coalizione sociale’ venga dato dai sondaggi al 10% dei consensi.- Noi non vogliamo né fare un partito, né candidarci alle elezioni, quindi non capisco su cosa stanno sondaggiando. Noi vogliamo cambiare le politiche del Governo perché sono contro chi lavora, sono ingiuste e non affrontano i problemi della società. Ed in più noi non ci rivolgiamo solo alla sinistra, ci rivolgiamo a tute quelle persone che vogliono cambiare questo Paese e che hanno bisogno per vivere di lavorare. Mi sto riferendo non solo al lavoro dipendente classico ma anche alle varie forme di lavoro precario ed autonomo. Oggi c’è una valorizzazione generale di tutte le forme di lavoro».

«Il sindacato fa politica? Assolutamente si, l’ha sempre fatto del resto»«La proposta di coalizione sociale è anche un’idea di riforma del sindacato che deve essere più federale, deve allargare la propria rappresentanza.- ha aggiunto Landini – Dobbiamo impedire la competizione fra persone che per vivere devono lavorare. Non vogliamo sostituirci ai partiti, né  candidarci alle elezioni. Se poi si dice: il sindacato fa politica? Assolutamente si, l’ha sempre fatto del resto».

Art. 18, «abolirlo vuol dire qualcosa contro la nostra Costituzione» Dal palco fiorentino Landini ha anche risposto al Premier Renzi che ieri ha dichiarato come abolire l’articolo 18 secondo lui sia stato fare qualcosa di sinistra. «Se abolire l’articolo 18, cioè rendere facile i licenziamenti, vuol dire essere di sinistra, io non sono più di sinistra. Vuol dire che le parole hanno cambiato di significato e di senso. Vorrei ricordare a Renzi che in questo Paese prima che ci fosse lo statuto dei lavoratori nel 1970, dal 1947 al 1969 ci furono 547mila licenziamenti per discriminazione politica. Vorrei che Renzi se lo ricordasse, non so se gliel’hanno mai fatto presente, e la conquista dell’articolo 18 significò il diritto previsto dalla costituzione che un lavoratore poteva liberamente dire quello che pensava senza paura di essere licenziato, iscriversi ad un sindacato, fare contrattazioni, fare scioperi. Togliere questo elemento, cioè una tutela contro i licenziamenti ingiusti e fare una legge che invece permette alle imprese di licenziare ingiustamente ed al massimo pagare qualche mensilità – ha concluso Landini -, non solo è un arretramento ma vuol dire qualcosa contro la nostra Costituzione».