foreste_casentinesiNel 1914 le Foreste di Campigna, Lama e Badia Prataglia divenivano di proprietà dello Stato. Oggi che sono Riserve naturali biogenetiche e costituiscono il cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi vengono celebrate con una mostra speciale: “100 anni della Foresta Casentinese”.  L’Ufficio Territoriale della Biodiversità di Pratovecchio e il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi festeggiano questa ricorrenza con la realizzazione di un’esposizione che raccoglie immagini storiche e antichi documenti cartografici.

verna2Uno dei polmoni verdi più antichi d’Europa Fino al 16 maggio sarà possibile ammirare le testimonianze della storia della foresta: dal 1914, quando fu accorpata a quella di Camaldoli già in possesso dello Stato dal 1866, essa divenne parte delle “Foreste Demaniali Casentinesi” che, oggi, costituisce uno dei polmoni verdi più antichi d’Europa. Il cuore topografico naturalistico del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna risiede nella varietà di forme di boschi e nella ricchezza degli habitat delle Riserve Naturali Biogenetiche Casentinesi, dedicate principalmente alla conservazione di aree prioritarie per la tutela del patrimonio genetico delle specie animali e vegetali presenti. «La Foresta Casentinese – ha sottolineato Giovanni Quilghini, capo ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio – estesa per migliaia di ettari, è profondamente radicata, oltre che sulle pendici e nelle valli dell’Appennino, anche nel cuore della gente che vi abita e vi lavora. La mostra intende offrire un contributo di conoscenza e un’occasione di riflessione sul valore del patrimonio pubblico e sull’importanza della conservazione della natura».

Bosco distrutto Santuario della Verna
Bosco distrutto Santuario della Verna

Una devastazione così non si era mai vista Tutta la ricchezza della Foresta, esaltata e celebrata in questa mostra è stata però compromessa dai violenti agenti atmosferici delle scorse settimane. Nella foresta si sono aperte delle vere e proprie ferite: nella zona di Camaldoli tra l’Eremo e il Monastero si sono schiantati circa 2mila metri quadri di abeti e alla Verna, nei pressi del Santuario francescano le raffiche di vento fino a 200 chilometri orari hanno creato una distruzione devastante. Nelle giornate del 5 e 6 marzo scorsi, quando centro Italia e Toscana venivano messe in ginocchio dalla furia del vento, al Santuario della Verna, andava distrutta un’importante area dell’antico bosco del Parco delle Foreste Casentinesi. Circa sei ettari di abeti e faggi secolari della foresta monumentale del Santuario sono andati perduti. «Il vero disastro è accaduto la mattina del 5 marzo -ha raccontato Fra’ Marco del Santuario della Verna -. Nella notte si era schiantato qualche albero, niente di preoccupante, siamo abituati a questi fenomeni. Nella mattinata però si è alzato un vento fortissimo e abbiamo dovuto abbandonare le operazioni di messa in sicurezza per rifugiarci nel monastero. Cadevano tutti gli alberi, uno dopo l’altro: è stato spaventoso». Il Presidente del Parco delle Foreste Casentinesi, Luca Santini, ci ha spiegato come fenomeni di questo tipo possono definirsi fisiologici: «Certo dispiace, quello della Verna è stato un disastro, ma un disastro che noi dobbiamo accogliere e accettare in quanto naturale. Il bosco è forte e non è nuovo ad episodi di questo tipo. Si ravviverà e rigenererà naturalmente e con il nostro rinserimento di piante di indigenato sicuro, tra qualche anno osserveremo i nuovi nati da questi schianti».

La-Verna-5La furia della natura oggi come nel 1943 Nel novembre del 1943 era già successo un episodio simile: «All’epoca – racconta Alessandro Fani responsabile della pianificazione e gestione delle risorse del Parco delle Foreste Casentinesi – si cercò di ripristinare la foresta distrutta con piante che non erano autoctone, compromettendo di fatto il mantenimento del genoma originario della foresta. Oggi, grazie anche ai nuovi schianti avvenuti, potremmo recuperare il patrimonio genetico originale rinaturalizzando l’ambiente che era stato compromesso negli anni ’40». Gli abitanti e i monaci del Santuario però piangono la loro antica foresta. «Questo vento ha ‘pettinato’ la montagna. I nostri alberi sono andati tutti giù come sdraiati, è impressionante – ha raccontato Fra Marco-. Questa è una perdita grave, per l’ambiente, per noi e per la gente che è affezionata alla foresta».