Lo “sghignazzo” in platea era fin troppo facile e prevedibile: non c’era bisogno di scomodare la Bocconi per sapere che la Torre pendente è più famosa di Pisa o che la presenza come destinazione turistica di questa città su internet e i social media è assolutamente carente.
Ma i ricercatori dell’università milanese – chiamati a realizzare uno studio sul turismo a Pisa (leggi), presentato il 28 febbraio a Palazzo Blu – hanno preparato una relazione articolata, ben strutturata e completa e, da persone serie quali sono, non potevano certamente inventarsi le cose pur di essere originali a tutti i costi. Hanno descritto la realtà, così com’è, e che è naturalmente ben conosciuta sia alle istituzioni, che agli operatori economici: tanti turisti e viaggiatori, italiani e stranieri, arrivano a Pisa, anche grazie ad un aeroporto che funziona e che ogni anno aumenta i collegamenti diretti con tanti paesi europei (e non solo), ma questi flussi sono subìti e non gestiti, perché manca un soggetto capace di elaborare e applicare politiche di governo del settore e servizi di accoglienza qualificata. E questo si traduce in permanenze brevi e un impatto economico e di posti di lavoro sulla città fortemente inferiore a quello che potrebbe essere.
La Bocconi non ha detto nulla di nuovo, insomma, ma lo ha detto molto bene.
Ma soprattutto – e questo è secondo me il merito principale della ricerca – ha spazzato via ogni possibile alibi per continuare a lasciare le cose così come sono oggi. Perché è vero che tutti nel mondo conoscono the leaning tower e pochi, in proporzione, sanno che è a Pisa e che esiste una città oltre Duomo, Battistero e Camposanto monumentale, ma è anche vero – lo dice appunto lo studio – che esiste già un 50% di arrivi che ha motivazioni diverse, risultato della somma di chi viene per vedere la città nel suo insieme, oppure per turismo d’affari, congressuale, mare, università, ricerca e motivi di studio.
Non si parte quindi da zero, ma bisogna mettersi a lavorare seriamente, secondo i consigli – semplici e diretti – forniti dalla Bocconi: un cruscotto di monitoraggio dei flussi e dei dati economici, un organismo stabile di coordinamento strategico delle politiche turistiche, una strategia di comunicazione attiva, la organizzazione di eventi, grandi e piccoli, ma che abbiamo reale richiamo turistico, la formazione di professionalità qualificate.
Resta quindi una sola domanda, fondamentale, ed alla quale non poteva essere la Bocconi a dare risposta: chi mette i soldi necessari a fare tutto questo?