Padre Gratien Alabi, indagato per la scomparsa di Guerrina Piscaglia, torna nuovamente a far parlare di sé, e non per qualche clamorosa svolta nelle indagini, ma per quelli che sembrano essere voraci appetiti sessuali. Da quanto emerso dalle indagini sui telefoni del frate congolese, il religioso era in contatto con molte donne, sia ai tempi della scomparsa di Guerrina, che in seguito. Tra queste vi era anche Bereta Cogljataru, nomade romena di 22 anni, che ha raccontato per ben due volte di aver avuto dei rapporti sessuali col religioso in cambio di soldi, frutta e ricariche telefoniche. L’ultima testimonianza della ragazza è stata raccolta in incidente probatorio dal Gip Piergiorgio Ponticelli in Procura ad Arezzo.
«Ho fatto sesso con Gratien una sola volta e io ero innamorata». Durante un’udienza ad alta tensione, durata quasi due ore, Bereta Cogljataru, al fianco del suo legale Gianni Dionigi e di un traduttore, ha raccontato di aver fatto sesso con padre Gratien, una sola volta alla vigilia di Capodanno, e di aver ricevuto da lui 100 euro. Questo racconto è avvenuto in presenza di Francesca Faggiotto, l’avvocato di Mirko Alessandrini – il marito di Guerrina – di Luca Fanfani, il difensore del frate congolese, e dello stesso Gratien Alabi. Proprio dinanzi al parroco che la nomade, anche lei come Guerrina, dice di amare, ha provato a spiegare come quei 100 euro non fossero il pagamento di una prestazione, ma un gesto di aiuto e un regalo per passare il capodanno con gli amici. Bereta nell’udienza ha ricostruito anche il loro primo incontro, avvenuto ai primi di dicembre, in un bar di via Marsala a Perugia, dove lei fa accattonaggio. Non c’è stato un abbordaggio immediato, spiega lei, ma una conoscenza innocua, come quelle che Gratien intratteneva con altri nomadi che elemosinano con lei. Il loro rapporto divenne più profondo nei giorni seguenti – racconta Bereta – ma senza giungere al rapporto sessuale. Per quel tipo di incontro bisognerà aspettare: lei vorrebbe subito – dice al Gip – ma Gratien Alabi desiste. La zingara continua a proporsi esplicitamente via sms “per fare l’amore”, ma lui le risponde no, ricordandole che ha un marito. Questo fino alla vigilia di Capodanno, giorno dell’incontro sessuale avvenuto a casa di lui, in via della Pergola a Perugia, proprio a due passi dalla villetta del delitto di Meredith. Padre Gratien Alabi dal canto suo nega tutto e il suo avvocato è convinto: “un interrogatorio irrilevante per la vicenda: è stato solo un’intrusione nella vita privata del mio cliente – ha dichiarato Luca Fanfani – poi comunque la giovane ha ribaltato la prima versione che era emersa sugli organi di informazione”. Quale versione? Quella che si rifaceva alla prima dichiarazione della zingara Bereta Cogljataru, rilasciata ai Carabinieri a metà di gennaio.
La prima versione della nomade: sesso frequente, scambio di soldi e la proposta di un rapporto a tre Nel primo racconto ai Carabinieri di Perugia, Bereta aveva chiaramente parlato di molteplici rapporti sessuali con Gratien Alabi, esplicitamente pagati come sesso mercenario. Bereta Cogljataru aveva raccontato un diverso tipo di approccio, molto diretto e hard, avvenuto sempre nel bar di via Marsala. Il sesso consumato veniva pagato con banconote da cento e da cinquanta euro, ricariche telefoniche e della frutta. Nell’ ultima udienza, l’unica che poi avrà valore ai fini di un eventuale processo, la ragazza ha ammorbidito questo passaggio di soldi, dipingendolo come un regalo di Capodanno, un’opera di carità del frate congolese nei suoi confronti. Nel primo racconto ai Carabinieri non erano mancati molti dettagli hard, compreso il fatto che lui le avesse chiesto un rapporto a tre con una certa Daniela, un’altra nomade. Nell’incidente probatorio di questi dettagli non resta niente, a parte l’unico rapporto dichiarato. A gennaio Bereta disse di essere stata molto gelosa di Gratien Alabi, perché era solito avere rapporti a pagamento anche con un’altra zingara, sua cognata per l’appunto, che le portava via l’amato e parte dei suoi soldi.
Dettagli utili a ricostruire la personalità di padre Gratien Divergenze a parte, l’ultima testimonianza di Bereta non ha rilevanza nelle indagini per la scomparsa di Guerrina Piscaglia, ma per la procura è un tassello importante per definire la personalità di padre Gratien Alabi, principale indagato della vicenda. Potrà acquisire rilevanza in futuro, se, e solo se, si arriverà al processo. Intanto il tempo passa e si avvicina il 25 aprile, giorno in cui scade la misura cautelare di divieto di espatrio di padre Gratien. Entro quella data la Procura dovrà decidere se lasciare libero Graziano, chiedere per lui il rinvio a giudizio o tentare la strada di altre misure cautelari. Prima di allora saranno sentiti gli altri due teste: Ahmed Elmir, il venditore ambulante presente in quel pomeriggio a base di birra del 30 aprile – il giorno prima della scomparsa di Guerrina – e Padre Faustin, parroco di Ca Raffaello, che dovrebbe rientrare dal Congo.