L'incontro in Regione
L'incontro in Regione
L’incontro in Regione

Alle 12 circa di giovedì 5 febbraio è stata diffusa una foto in cui si vedono, nell’ordine, il segretario provinciale del Pd di Siena Niccolò Guicciardini, il Governatore Enrico Rossi, il segretario regionale del Pd Dario Parrini, il sindaco di Siena Bruno Valentini, il segretario del comunale del Pd, Alessandro Masi, il presidente della Provincia Fabrizio Nepi. Tutti insieme. E nel comunicato, i soliti salamelecchi in uso al Pd: l’elenco delle priorità, il patto per Siena, il protocollo degli intenti. E bla, bla, bla. Da qualche parte ho anche letto formali ringraziamenti degli esponenti senesi, al Governatore e al segretario regionale, per l’incontro.

Alle 18, 49 del solito giorno, esce questo lancio Ansa sulla fine di Siena Biotech: «Procedura di licenziamento collettivo in vista per la Siena Biotech, la società strumentale della Fondazione Mps messa in liquidazione nelle scorse settimane». A renderlo noto Marco Goracci, segretario generale Filctem Cgil di Siena, che spiega: «il liquidatore ha preannunciato il de profundis dell’azienda». I lavoratori, spiega ancora la Cgil, «hanno immediatamente proclamato lo stato di agitazione sindacale permanente, non escludendo di mettere in atto qualsiasi forma di contestazione pur di far ravvedere il liquidatore, ma più che altro l’azionista unico, dalla peggiore delle ipotesi che poteva essere presa. Comune, Regione, forze politiche ed illustri scienziati. Nessuno – sottolinea Goracci – si è voluto risparmiare nello spendere una buona parola a difesa dell’attività di Siena Biotech e di quella cinquantina di lavoratori che nelle intenzioni del liquidatore potrebbero andare ad incrementare la lista dei senza lavoro».

E allora, vista la contemporaneità degli accadimenti di giovedì 5 febbraio, viene subito da chiedersi: ma che ci sono andati a fare in gita in Regione a Firenze? Visto che proprio della Regione, ai tempi della Mansi, s’era parlato per un ruolo cardine nell’aprire una nuova fase di Siena Biotech. E’ l’ora di fare, a Siena, non di elencare priorità. Invece lo fanno tutti, l’elenco delle cose prioritarie: i “giovani” amministratori del Pd, i candidati in pole position per le regionali, i comunicati al termine degli incontri politico-istituzionali e quelli del nuovo Pd della città.

Tra l’altro, su questo fatto delle priorità per Siena, seguendo giornalisticamente da cinque anni l’attività di Rossi e della sua Giunta, io non credo che concordi sulla esclusiva priorità della cultura per Siena. Certo, non credo che pensi a installare una bella industria manifatturiera in Piazza Provenzano, ma non credo neppure che se le priorità di Siena sono esclusivamente legate a progetti culturali, rimangano a lungo anche nelle priorità della Regione. Ho anche l’impressione che Rossi si sia chiesto, rispetto ai nodi viari irrisolti, vista l’attenzione che dedica a certi nodi nevralgici come la Tirrenica: ma questi, il raddoppio della ferrovia verso Firenze, e le strade, qualche anno fa potevano pagarsele da soli, di sottogamba, perché non l’hanno fatto? Forse perché a Siena aprirsi non era una priorità: rinchiudersi serviva eccome, a rafforzare il clientelismo autoctono, con le risorse destinate solo a mantenere in piedi il potere del Pd, con gli aggregati tipo Verdini. Ne avranno parlato di questo con Rossi? Dubito. A proposito: meglio fare un incontro tra istituzioni e un altro a parte con esponenti di partito. Così, tanto per ricordare che chi guida un’istituzione è il primo di tutti i cittadini, non solo di quelli Pd.

Insomma, tutti fanno le priorità, e bla, bla, bla e basta. Il Santa Maria della Scala? Dicono: individuate le priorità. L’Enoteca: certo, individuate le priorità, ma anche qui il pellegrinaggio di un paio di senesi a Firenze a chiedere soldi, non è andato bene. Siena Biotech: ecco, qui invece le priorità le ha individuate Clarich, cogliendo tutti in contropiede e decretando il tutti a casa. In barba al ruolo della Fondazione sul territorio. Cosa su cui le forze politiche non aprono un doveroso e approfondito momento di riflessione. A che serve la Fondazione Mps? A mandare a casa 50 lavoratori? E dovrà partecipare o meno all’aumento di capitale Mps, svenandosi ulteriormente? La città ne deve parlare. Oppure l’autonomia significa, lasciare in mano a pochi le scelte sul futuro di tutti. Come facevano prima.

A mio parere, la politica debole rafforza tutti gli altri poteri. E a Siena, siccome il potere finanziario è al lumicino, la cosa più pericolosa sono i colpi di coda. Come quelli, pericolosissimi, del coccodrillo, di cui sono molto in auge, in una città che pare arresa, anche le lacrime.