“… nel chiuso di una stanza, una donna è in attesa di un’operazione che dovrà cancellare dalla mente e dagli occhi la visione di un’altra lei, la sua confidente allucinazione con cui ha da sempre un rapporto di affetto e ostilità”
Nada Malanima, Scompagine
Nada arriva a Firenze il 29 gennaio, ospite del Teatro Puccini, con il lo spettacolo “Scompagine” (inizio previsto alle ore 21). Una grande prova da attrice per l’artista livornese, protagonista di uno spettacolo che le pace definire “commedia drammatica”: sulla scena una donna, di età avanzata ma imprecisata, inchiodata a una vecchia poltroncina (evidentemente la sua, la sua preferita). La donna si chiede (e chiede al pubblico): dove sono? Da qui comincia a raccontare di sé, in un lungo soliloquio con una Sé Stessa che ama e detesta.
Una vita sul palco Scorrono così le vicende di una una vita, la sua: amori e terrori, il padre di sua figlia e l’Uomo Nero, viaggi reali e viaggi immaginari, un “matrimonio spento”, le cure, gli ospedali, le osservazioni sbrigative degli “psicoqualcosa”… Presto ci si accorge che questa donna non appartiene alla categoria dei “sani di mente”, ma è parte di quegli “organismi studiati per essere capiti” e che nel processo spesso finiscono annientati. Lei invece ce la fa: conquista la scena raccontandoci una vita vissuta tra pericoli e con gioia. È un caso clinico, senz’altro. Eppure comprensibile nel suo raccontare un dialogo fondamentale della nostra esistenza: quello tra i nostri pensieri e l’io che li ascolta. Lei, dice, è in attesa della “neuroleptoanalgesia” che la libererà della se Stessa che la infastidisce. Ma come finirà lo scontro? Davvero l’altra lei verrà sacrificata? O verrà accolta in una profonda percezione della complessità di ciò che significa “essere”? La donna si chiede e ci chiede: è preferibile essere sani ma sentirsi malati o essere malati ma sentirsi sani?