Il picco è atteso tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio complici anche il clima freddo che sferzerà l’Italia, ma sono già in tanti i toscani a letto con l’influenza. E a provocare raffreddore, febbre alta e dolori alle ossa quest’anno non è solo il virus H1N1, dai più conosciuto come “influenza suina”. «Un ceppo che spaventa più per il suo nome che per la violenza dei suoi effetti»: a dirlo è Emanuele Montomoli, docente di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Siena. agenziaimpress.it lo ha intervistato per capire quanto è pericoloso questo virus e cosa si può fare per non ammalarsi.
Professor Montomoli, il tanto temuto virus H1N1 non è il solo protagonista dell’attuale stagione influenzale.
«In questi giorni sono due i ceppi in circolazione: quello più famoso è l’H1N1 che sta facendo molto parlare perché in alcune regioni italiane si sono verificati alcuni casi ospedalizzati gravi evoluti in decessi. Ma questo è il ceppo che preoccupa meno perché è compreso nel vaccino, quindi chi si è vaccinato è coperto. A destare qualche preoccupazione è il virus H3N2, perché è un ceppo mismatch, diverso, cioè, da quello compreso nel vaccino. Quindi se dovesse irrompere in modo più prepotente troverebbe molte persone scoperte».
In che misura è attualmente presente questo nuovo ceppo?
«Il 70% dei casi di influenza è classificabile come “suina”, il 30% è legata al ceppo H3N2. Questa differenza di incidenza è dovuta al fatto che il virus della “suina” è presente tra la popolazione già da qualche anno e per questo esiste anche una copertura vaccinale».
Come mai allora si sono verificati decessi legati all’influenza “suina”?
«I decessi non sono mai legati all’influenza in sé. I decessi si sono verificati in pazienti già debilitati da altre patologie e sembrano in numero maggiore perché quest’anno è calata la copertura vaccinale, ma se considerati percentualmente si tratta di casi allineati alla norma».
Esiste un modo per riconoscere da quale tipo di influenza siamo stati colpiti?
«Assolutamente no. Sia l’influenza “suina”, sia quella legata la ceppo H3N2 si presenta con 2-3 giorni di incubazione, febbre superiore a 38 e mezzo, dolore al petto e alle ossa. Per guarire gli unici farmaci sono gli antipiretici, mentre gli antibiotici non servono se non a persone con sistema immunitario debole o già affetti da altre patologie. Il paziente non può distinguere il ceppo di influenza contratta, solo se ospedalizzati i medici riconoscono il ceppo».
Cosa spaventa maggiormente dell’influenza “suina”?
«Il nome di per sé fa già tanta paura perché legata a un animale. Si chiama “suina” perché il maiale è l’animale in cui il virus si è ricombinato prima di passare all’uomo. Ma in passato ci sono state anche l’aviaria e l’equina e anche in questi casi generavano allarmismo. Bisogna però sfatare il mito del consumo di carne legato alla diffusione dell’influenza: se mangiamo carne di maiale possiamo contrarre la salmonellosi o malattie parassitarie come le tenie ma di certo non l’influenza».
Come si contrae l’influenza?
«Si contrae per via aerea da soggetto infetto a ricettore sano. E quest’anno ci sono molti ricettori perché si è abbassata la percentuale di persone vaccinate a causa della scellerata campagna anti vaccinale provocata da numerosi episodi di cattiva informazione. In alcune regioni d’Italia la copertura vaccinale è scesa dal 70 al 40%».
In Toscana che situazione c’è?
«La Toscana è un territorio attento ma si può fare molto di più. Ci sono le strategie giuste e i vaccini a disposizione per le categorie a rischio, gli ultra 65enni e coloro che hanno patologie dell’apparato respiratorio. Fondamentali sono le campagne per far comprendere alla popolazione l’importanza del vaccino».
Come mai in tanti hanno paura di vaccinarsi?
«Il vaccino paga ancora il prezzo di chiamarsi “vaccino”, una parola che fa paura anche perché legato a una pratica invasiva, l’iniezione intramuscolo, che richiama la paura ancestrale dell’uomo per l’ago. Se il vaccino potesse essere intranasale o sottoforma di compressa, il 90% della popolazione si vaccinerebbe.
Per quest’anno è ancora utile vaccinarsi?
«Siamo veramente agli sgoccioli, ma se c’è ancora qualcuno che volesse vaccinarsi è bene che lo faccia».
Che consiglio vuole dare in vista della campagna vaccinale 2015-2016?
«Vaccinatevi nei mesi di settembre-ottobre perché l’anno prossimo avremo il picco della nuova variante influenzale H3N2. E non mi stupirebbe se a livello mondiale, un’anticipazione della nuova influenza si verificasse a luglio in Australia, durante la stagione invernale nell’emisfero australe. Quindi è meglio non farsi trovare impreparati».