Nell’aprile 2013, quando si trattò di individuare i tre grandi elettori toscani del presidente della Repubblica al termine del (primo) mandato di Giorgio Napolitano, il Pd si produsse in uno dei suoi periodici e furibondi scontri interni, ad alto tasso di autolesionismo. Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze, propose la sua candidatura, ma prevalse la tradizionale filiera istituzionale: furono eletti il presidente della giunta regionale Enrico Rossi, il presidente del consiglio regionale Alberto Monaci, il vice presidente del consiglio regionale Roberto Benedetti in quota opposizione. Monaci prevalse per due voti su Renzi, con inevitabile e conseguente bufera interna al partito di maggioranza.
Regione al voto Fra pochi giorni (forse già la prossima settimana) il Consiglio regionale della Toscana sarà chiamato a eleggere nuovamente tre rappresentanti. E questa volta lo schema istituzionale sarà sicuramente incrinato dall’opposizione. Se per Rossi e Monaci non dovrebbero esserci problemi (difficile pensare che Renzi voglia ricandidarsi, stavolta da presidente del consiglio, e al netto della litigiosità interna del Pd), per la frammentata opposizione il rebus è aperto. Il vice presidente Benedetti ha aderito a Ncd e per il momento non si sbilancia: «E’ un argomento ancora tutto da affrontare – ha dichiarato a agenziaimpress.it – e peraltro il quadro politico è cambiato. Non so se verrà ripetuto lo schema istituzionale, a tutti i livelli».
I possibili candidati Impensabile che possa votare Benedetti Forza Italia, il gruppo più consistente del centrodestra, che ha più volte ribadito di non sentirsi rappresentata nell’ufficio di presidenza. FI potrebbe puntare allora sulla portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni o su Jacopo Ferri, per anzianità di presenza in consiglio regionale. Outsider un altro veterano dell’assemblea, l’ex sindaco di Grosseto Alessandro Antichi. Variabile impazzita, le divisioni del Pd, che potrebbero essere sfruttate dai frammenti dell’opposizione per cercare accordi diversificati. E magari rimescolare nuovamente le carte, fatta salva l’elezione certa di Rossi.
I saluti a Napolitano Tantissimi i saluti e le dichiarazioni dopo le dimissioni di Napolitano. A partire dal governatore toscano: «Sarò disciplinato rispetto al nome che sceglierà il Pd, purché sia una figura che mi convinca. Abbiamo alle spalle – ha detto Rossi – due rispettabili ex presidenti come Ciampi e Napolitano con dei profili anche differenti. Ad ogni modo, serve una figura di quella autorevolezza». Per il presidente dell’Anci Piero Fassino, Napolitano ha rappresentato «Un altissimo riferimento morale, politico e istituzionale, a cui nei tanti momenti difficili di questi anni, l’intera società italiana ha guardato con fiducia. Giorgio Napolitano è stato un grande presidente, ha unito il Paese». Sulla sua pagina facebook, il segretario Psi e viceministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini ha commentato: «Non era facile. Nove anni in trincea con l’Italia avvolta da una crisi terribile… Se abbiamo ripreso un filo di dialogo con le istituzioni europee lo dobbiamo anche a lui… E’ stato uno dei pilastri di una nazione in difficoltà. Con Pertini e Ciampi, un padre della patria». Per Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione e coordinatore toscano Ncd, Napolitano «è stato un presidente della Repubblica che ha operato in anni difficili cercando di far dialogare forze politiche opposte». Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha affermato: «Mi auguro e sono sicuro che il Parlamento farà bene, memore delle esperienze passate e che il presidente del consiglio Renzi gestirà con grandissima intelligenza e con grande amore per il paese questa fase delicata».