SIENA – Siena può finalmente voltare pagina. Pronta però a stringere al più presto tra le mani il futuro, perché se il presente è stato messo al sicuro, è il domani che resta da scrivere.
Con la firma al Ministero delle Imprese e del Made in Italy dell’accordo tra le parti, si è chiusa la vertenza Beko. Durata diversi mesi e che a un certo punto, sembrava volgere al peggio per l’unico sito industriale rimasto in città. Invece la tenacia di sindacati e lavoratori ha avuto la meglio, nonostante il gruppo turco cesserà di produrre nello stabilimento di viale Toselli a fine anno.
La speranza, prima di allora, è di trovare un nuovo investitore, che dia il là alla riconversione della fabbrica. L’advisor Sernet è già al lavoro, mentre Invitalia e il Comune di Siena hanno sottoscritto l’intesa per acquistare i capannoni. Un passaggio obbligato che, in teoria, dovrebbe agevolare l’avvicendamento tra Beko e chi verrà.
Per i quasi 300 lavoratori rimasti il patto sancisce incentivi in caso di esodo volontario entro la fine del 2025 e bonus per la cassa integrazione, che sarà garantita fino al 2027. “Il primo tempo di questa partita importante ce lo siamo aggiudicati. Ci aspetta il secondo tempo, forse quello decisivo per vincere la partita finale. Alla fine hanno trionfato il buonsenso, la collaborazione e la sinergia, ma soprattutto oggi la lotta dei lavoratori che non si sono mai arresi”, ha evidenziato Daniela Miniero della Fiom Cgil.
“Da domani inizia un altro percorso che ci vedrà in pista, come abbiamo fatto in questi sei mesi, perché vogliamo portare in fondo e raggiungere l’obiettivo della vera stabilizzazione nel nostro paese”, ha aggiunto Massimo Martini della Uilm, mentre Giuseppe Cesarano della Fim Cisl ha osservato: “Adesso passiamo la palla sul territorio. Pancia a terra dobbiamo lavorare per una reindustrializzazione che sia efficace, omogenea e spendibile per Siena”.
Soddisfazione è stata espressa anche dal sottosegretario al Mimit Fausta Bergamotto: “In questo accordo definitivo, gli esuberi sono scesi sotto quota 1.000, non c’è la chiusura di nessuno stabilimento, perché Comunanza rimane in piedi e su Siena avvieremo una reindustrializzazione”.