FIRENZE Ricorre oggi, 6 marzo, il 550esimo compleanno di Michelangelo Buonarroti. Firenze non dimentica il grande artista rinascimentale e per questa mattina ha organizzato, nella basilica di Santa Croce, una cerimonia a cura dell’Accademia delle Arti del Disegno insieme all’Opera di Santa Croce e al Comune di Firenze. Alla presenza della presidente dell’Opera, Cristina Acidini, e dell’assessore alla cultura, Giovanni Bettarini, è stata deposta una triplice corona di alloro presso la tomba monumentale di Michelangelo.
L’iniziativa vuole ricordare il ruolo che l’Accademia da poco fondata ebbe nel 1564 , quando promosse i funerali di Michelangelo e successivamente ne ideò e scolpì la tomba avendo tra i suoi compiti, per volere del Granduca Cosimo e di Giorgio Vasari, quello di celebrare il grande artista.
Per l’occasione è stata restaurata la grande lapide tombale della famiglia Buonarroti sotto cui è sepolto l’artista. L’intervento, promosso dall’Opera di Santa Croce e condotto dall’Opificio delle Pietre Dure, è stato presentato oggi.
Strettissimo il legame che univa i Buonarroti Simoni a Santa Croce, il loro quartiere. A fianco del monumento a Michelangelo si trova infatti l’altare di famiglia, fondato nel 1570, e davanti ad esso c’è la lapide tombale. Il monumento a Michelangelo, progettato da Giorgio Vasari, è stato restaurato nel 2018 attraverso un intervento di fundraising che ha coinvolto oltre cento donatori da tutto il mondo, a testimonianza dell’ammirazione che l’artista continua a suscitare.
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La singolare lastra tombale, realizzata a intarsio, è suddivisa in tre riquadri di marmo bianco di Carrara, delimitati da una fascia di serpentino verde di Prato. È composta da due stemmi della famiglia – nei riquadri laterali – a forma di scudo accartocciato inclinato con due bande gialle (d’oro) su campo azzurro, in alto il lambello araldico (striscia rossa) simbolo dei d’Angiò, distintivo della parte guelfa, poi le lettere L e X su concessione di Leone X per i meriti dello stesso Michelangelo. Al centro – in corrispondenza della botola – è raffigurato un vaso decorativo. Numerose le pietre toscane utilizzate, oltre al marmo bianco di Carrara, il bardiglio, il giallo di Siena, la pietra alberese, il rosso Maremma, la breccia medicea. La tarsia nel corso del tempo è stata danneggiata dall’usura ma anche dalla violenza dell’alluvione del 1966. Il restauro ha preso avvio dalla pulitura, a cui è seguito il consolidamento delle sezioni lapidee interessate da disgregazione e fratturazione, la stuccatura delle lacune di minima entità e un intervento integrativo per una grande lacuna del riquadro sinistro.
Il cantiere è stato diretto da Lorenza Alcaro, funzionario dell’Opificio delle Pietre Dure. Sono stati coinvolti i settori di Restauro mosaico e commesso diretto da Anna Patera e Materiali lapidei diretto da Riccardo Gennaioli oltre al Laboratorio scientifico che si è occupato della diagnostica di supporto al restauro.
