Il corteo dei lavoratori Beko

SIENA – Quello che non doveva succedere, sta succedendo. Lo stabilimento Beko di Siena è diventato terreno di scontro politico. Governo contro Regione e Provincia.

Dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy è partito l’affondo contro le due istituzioni, sostenendo un disimpegno dal piano di salvataggio della fabbrica. Fatto che non trova riscontro nella realtà, a meno di prendere come un passo indietro la volontà del governatore Eugenio Giani e del presidente Agnese Carletti di anteporre la necessità di nuovo soggetto industriale all’acquisto del sito stesso. I diretti interessati hanno risposto per le rime.

E’ mancata solo la voce del Comune, che fatte le dovute proporzioni, si trova un po’ nella stessa posizione del premier Meloni quando deve tenere insieme la vicinanza a Trump e la fermezza della Ue a sostegno dell’Ucraina. Oggi pomeriggio a Palazzo Pubblico sfileranno i sindacati e il sindaco potrà giocare a carte scoperte. Magari, spiegando qualcosa in più, del progetto messo insieme dal Mimit (che a sua volta a tirato in ballo il Comune) insieme a Invitalia e a un advisor per la questione dello stabilimento.

Impegno da 7 milioni di euro fino al 2027. Sui 300 milioni poco più che le briciole, considerando la volontà di andarsene. Da parte dell’azienda, che ha parlato ieri in tono positivi del percorso fatto fin qui e dell’accordo raggiunto a livello nazionale, la volontà di continuare le trattative negli altri tre incontri programmati. Il primo il 27 febbraio. Siena sarà ancora al tavolo, anche se il futuro parla un’altra lingua.

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