E’ stato un anno intenso il 2014 per la Toscana e che ci ha visto protagonisti ogni giorno nel raccontare i principali fatti di cronaca e, al contempo, le storie, i volti, le vicende che si celano dietro ad un articolo, una foto o un video. Con noi sono cresciuti i nostri lettori, sempre più affezionati e attenti. Con loro e grazie a loro siamo cresciuti in un mestiere che necessita del mettersi in discussione. Abbiamo scelto di raccontare il 2014 di agenziaimpress.it andando a ricostruire il racconto di alcune vicende che più di altre ci hanno visto in prima fila nell’impegno di raccontarle. Sono storie diverse tra loro ma contraddistinte tutte da un comune denominatore: la voglia di riscatto. La stessa che portiamo con noi nel 2015 in ogni qualsivoglia augurio di una Toscana migliore. 

 

lucchini Piombino risorge sulle ceneri della Lucchini

Il 2014 forse è uno degli anni più significativi della storia di Piombino. E’ iniziato con lo spettro di una morte certa e si è concluso con la resurrezione della città dalle sue stesse ceneri. Parliamo delle acciaierie Lucchini ovviamente. Era caldo ad aprile quando fuori dai cancelli della fabbrica centinaia di operai si riunirono per un’assemblea no stop, durata due giorni. Era il momento di spegnere l’Afo 6, quell’altoforno che da trent’anni garantiva il ciclo integrato della produzione dell’acciaio e con esso il lavoro per oltre duemila persone. Non c’era più un soldo in cassa, le materie prime finite e una proposta araba per rilanciare tutto che si rilevata una bufala. Era il momento delle elezioni europee e della «peste rossa», soprannome che Beppe Grillo diede alle amministrazioni di centrosinistra toscane durante un comizio davanti alle acciaierie. Sono seguiti mesi di paura, di appelli al Papa (con tanto di risposta) e delle occupazioni della città. Poi la svolta: nella fase finale per l’acquisizione del pacchetto Lucchini arrivano l’indiana Jindal, pronta a investire 100 milioni di euro, e l’algerina Cevital, con un piano industriale da 400 milioni, tra forni elettrici e impianti agroalimentari. Vincerà la seconda, quella su cui ora si aggrappano tutte le speranze di Piombino per il 2015.

Alfredo Faetti

concordiaConcordia, l’ultimo addio al Giglio

Sono le ore 8e56 del 23 luglio 2014. La Costa Concordia, naufragata davanti alle acque di Isola del Giglio il 13 gennaio 2012, inizia lentamente a muoversi davanti agli sguardi increduli dei gigliesi. E’ l’ultimo viaggio della nave ammiraglia Costa Crociere, quello verso il porto di Genova dove verrà smantellata e demolita. Per i tecnici è il raggiungimento di un risultato straordinario, per i gigliesi l’inizio della fine dell’incubo. Il 2014 ha rappresentato nel drammatico naufragio della Costa Concordia in cui hanno perso la vita 32 persone la conclusione di un percorso iniziato pochi mesi dopo l’incidente con il debunkering, l’eliminazione del carburante dai serbatoi della nave e proseguito nel 2013 con il parbuckling, la rotazione del gigante e la sua rimessa in assetto. Ma il 2014 è stato anche l’anno in cui sono stati ufficialmente affidati i lavori di ripristino ambientale sui fondali dell’Isola del Giglio alla ravennate Micoperi e che prenderanno il via a marzo del nuovo anno. La parola fine, il vecchio anno, l’ha messa alle ricerche dei dispersi. Iniziate immediatamente dopo la notte del naufragio si sono concluse il 3 novembre a bordo della Concordia, a Genova, dove sono stati rinvenuti i resti di Russel Rebello, il cameriere indiano che ha perso la vita nel naufragio. Era l’ultima delle vittime che mancava ancora all’appello. Arrivata ormai a conclusione anche la prima parte del processo penale a carico del comandante Francesco Schettino al teatro Moderno di Grosseto trasformato in aula di tribunale per l’occasione. Con i due lunghi giorni di interrogatorio della Procura e delle parti di Schettino i primi giorni dell’anno saranno dedicati alle conclusioni. La Procura di Grosseto ha lasciato intendere che chiederà più di 20 anni per l’ex comandante.

Cristiano Pellegrini

 Alessandro profumo, presidente Banca MpsMps, il mancato approdo ad un porto sicuro

E’ stato l’anno delle tempeste quando doveva essere quello del «porto sicuro», come ebbe a dire il presidente di Rocca Salimbeni Alessandro Profumo dopo il maxi aumento di capitale da 5 miliardi. Il 2013 di Mps chiuso proprio con il braccio di ferro con la Fondazione sulla tempistica per la ricapitalizzazione, aveva lasciato strascichi anche nel nuovo anno. Il 14 gennaio fu l’Amministatore Delegato Fabrizio Viola a mettere nelle mani del Cda il proprio mandato ottenendo in risposta una fiducia confermata all’unanimità. Intanto a Palazzo Sansedoni veniva nominato il nuovo Direttore Generale Enrico Granata e la presidente Antonella Mansi lavorava alla vendita delle azioni e al patto di sindacato con i sudameriani Fintech e Btg Pactual. I rapporti tra i vertici di banca e Fondazione si raffreddano fino a giugno quando l’assemblea dei soci vara il maxi aumento di capitale. Non prima però dell’annuncio di addio da parte di Antonella Mansi e dell’assemblea degli azionisti che, il 29 aprile, approva il bilancio 2013 con una perdita di 1 miliardo e 439 milioni di euro. Per l’occasione, inoltre, approda a Siena anche il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo. La tempesta a luglio si sposta in via Banchi di Sotto dove i componenti della deputazione generale non trovano l’accordo per il successore di Antonella Mansi e solo l’11 agosto, sotto l’ombra del commissariamento, viene nominato Marcello Clarich nella poltrona più alta della Fondazione Mps. La navigazione del Monte dei Paschi verso acque tranquille non trova pace e ad ottobre s’imbatte negli Scilla e Cariddi degli esami Bce che impongono un nuovo aumento di capitale da 2,5 miliardi che sarà portato al vaglio degli azionisti solo nel 2015. Intanto la banca chiude i primi nove mesi del 2014 con una perdita di 1.150 milioni di euro. Le ‘buone notizie’ arrivano invece dal palazzo di Giustizia di Siena dove il 31 ottobre si chiude il processo sul filone Alexandria: l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, l’ex dg Antonio Vigni e l’ex capo area finanza Gianluca Baldassarri vengono condannati a 3 anni e mezzo di reclusione con l’accusa di concorso in ostacolo alle funzioni dell’autorità di vigilanza. Ma le acque più agitate per la banca senese sono state a Piazza Affari dove, in un solo anno, il titolo ha perso circa il 60% aggiornandosi più volte al minimo storico. La navigazione dell’Ulisse Monte dei Paschi non sembra finita, nuove avventure l’aspettano e nuove difficoltà sono all’orizzonte. Sempre più lontano dalla sua Itaca Siena, sognando, magari, la riscoperta di una nuova Atlantide.

Cristian Lamorte

 

 volterraMaltempo, la Toscana in ginocchio

Un 2014 da dimenticare per la Toscana flagellata senza pietà da un clima sempre più simile a un Paese tropicale con bombe d’acqua, grandinate (anche estive) e trombe d’aria. Fenomeni non sempre prevedibili che hanno messo in ginocchio aziende agricole, cittadini rimasti senza casa e il patrimonio artistico. A pagare lo scotto più duro Volterra dove la notte del 31 gennaio a causa delle abbondanti piogge è franato un tratto di mura medievali con gravi disagi per 11 famiglie e attività commerciali e il 3 marzo uno sperone di roccia in piazza Martiri della Libertà si  è staccato ed è franato. Piogge abbondanti e allagamenti che a febbraio hanno portato anche Papa Bergoglio a pregare per la Toscana e per la sua gente.  Anche l’estate non è stata benevola con il Granducato: gli esperti hanno classificato il mese di luglio come il più piovoso e fresco dal 1916. Senza contare gli oltre 10mila fulmini caduti sulla regione in 8 ore il 21 luglio con particolari disagi nel fiorentino, nel pisano e in Lucchesia. Ma è l’autunno 2014 che i toscani dimenticheranno difficilmente: il 19 settembre una bomba d’acqua allaga Firenze, la Versilia e la Lucchesia tanto che il 29 settembre il presidente della Regione Toscana chiede lo stato di calamità per i 10,5 mln di danni provocati dal maltempo. Il 14 ottobre la Maremma piange due vittime, due sorelle rimaste intrappolate nella loro auto a Manciano a causa del l’esondazione del torrente Elsa.  Il 5 novembre Carrara finisce sott’acqua tra le polemiche a causa del crollo dell’argine del torrente Carrione, un crollo che poteva essere evitato viste le lettere di alcuni cittadini che ad aprile segnalavano fuoriuscite d’acqua dall’argine e la tranquilizzante risposta del dirigente della Provincia sull’«assenza di criticità strutturali».  5mila gli sfollati, oltre 100 milioni di danni, migliaia gli interventi dei Vigili del Fuoco.  I cittadini arrabbiati hanno chiesto le dimissioni del sindaco Angelo Zubbani che ha rispedito al mittente le critiche e hanno occupato per oltre due settimane la sala del Consiglio  in segno di protesta.  A chiudere un disastroso 2014, lo scorso 16 dicembre è stato il crollo di parte delle mura a Magliano in Toscana. La Procura della Repubblica di Grosseto ha posto sotto sequestro la porzione di mura, indagando il sindaco Diego Cinelli.

Susanna Danisi

 gomez_rossiCalcio toscano, luci ed ombre

Il 2014 del calcio professionistico ha visto la scomparsa del Siena, reduce da nove campionati di A e cinque di B nelle ultime quattordici stagioni. Doveva essere l’anno della Fiorentina di Vincenzo Montella e in parte lo è stato, con il quarto posto in campionato e una bella prima parte di Europa League: la fortuna non ha certo guardato i gigliati, basti pensare al nuovo grave infortunio di Giuseppe Rossi e al rendimento a singhiozzo di Mario Gomez. E’ stato invece un 2014 da incorniciare per l’Empoli, trionfatore in B e partito benissimo in A con l’esordiente Maurizio Sarri. Per il Livorno è invece durata poco la gioia della massima serie, con l’immediato ritorno tra i cadetti.

Orlando Pacchiani

 mens snaaMens Sana Basket dal #somethingdifferent alla bancarotta fraudolenta per giungere al riscatto

Se nel 1907 la professoressa Ida Nomi Venerosi Pesciolini aveva portato per la prima volta la pallacanestro in Italia, a Siena, da maestra di sport alla Mens Sana di Viale Sclavo, il 2014 rimarrà allo stesso modo – ma per motivi diversi – un anno scolpito negli annali. E’ stato questo infatti l’anno in cui la stessa società di basket, dominatrice del primo decennio degli anni 2000 della pallacanestro italiana, è sparita dai grandi palcoscenici italiani ed europei, per cause che poco hanno a che fare con lo sport. La storia plurisecolare della Mens Sana è stata macchiata da parole come «frode», «falso», «illegittimo». Parole nette e forti, scandite dall’estendersi dell’inchiesta che l’8 maggio conduce in manette Ferdinando Minucci, il “deus ex machina”, come veniva definito: l’autore dei più grandi successi della Siena del basket finisce al centro di un sistema criminoso mirato alla frode fiscale, come viene definito dalla Guardia di Finanza, che ha segnato la più cupa pagina dello sport a Siena. Così, la Mens Sana basket, già messa in liquidazione il 21 febbraio per un buco di oltre 5 milioni di euro, viene dichiarata ufficialmente fallita dalla Procura di Siena il 7 luglio per «bancarotta fraudolenta». A fare da contraltare a tutto questo tante emozioni e, forse, la più bella pagina sportiva mai scritta nello sport. Non solo senese. Sul campo, è stato l’anno del #somethingdifferent, come coach Marco Crespi ha scritto nell’omonimo libro. Mentre fuori dal parquet succede di tutto, l’annata 2013/2014 della Mens Sana è un susseguirsi di emozioni fino a terminare il 27 giugno con lo scudetto scivolato nelle mani dell’antagonista Milano. Un titolo che Siena – «un morto che camminava» (“#somethingdifferent” di Marco Crespi, cit.) – ha sfiorato molto, molto, da vicino. Però mai, nemmeno negli anni d’oro dei successi e delle coppe alzate, si era visto un simile attaccamento e un abbraccio collettivo tra una squadra che andava oltre i propri limiti e una piazza che non ne voleva proprio sapere di andarsene senza lasciare un segno. Durante l’estate la grande metamorfosi: la Mens Sana, Polisportiva, si riappropria della sezione basket – prima autonoma – e riparte dal quarto campionato nazionale. Viale Sclavo si affida al ds Lorenzo Marruganti e al giovane coach Matteo Mecacci, entrambi senesi. La squadra c’è, i tifosi rispondono con oltre 2000 abbondamenti. «La fede non si ruba» era lo slogan di una manifestazione del tifo organizzato pochi giorni dopo l’arresto di Minucci. Alla fine del 2014, il coro che accompagna le partite della nuova Mens Sana è «vogliamo tornare in Serie A».

Andrea Frullanti