FIRENZE – Sfiora gli otto miliardi il valore della produzione derivante da locazione brevi tramite Airbnb in Italia nel 2023. L’indagine è condotta da Nomisma.

Contemporaneamente i posti di lavoro generati sono 54 mila. l 55% dei viaggiatori lo scorso anno ha soggiornato in case vacanza fuori dalle grandi città, con i pernottamenti in aree rurali raddoppiati dal 2020. Secondo lo studio di Nomisma, sulla base degli annunci di soluzioni di soggiorno prenotate almeno una volta nel corso dell’anno da Airbnb, gli immobili destinati alle locazioni brevi “rappresentano l’1,3% delle abitazioni complessive a livello nazionale”. E, se si prendono in esame solo quelli interamente dedicati agli affitti brevi – ovvero gli alloggi locati così per almeno 120 notti l’anno – questa percentuale rappresenta lo 0,11% dell’intero patrimonio abitativo italiano.

Va comunque specificato che nei centri storici delle principali città d’arte la quota di locazioni brevi rispetto all’intero stock abitativo supera la media nazionale. A Roma, sebbene gli immobili dedicati agli affitti brevi almeno 120 notti l’anno rappresentino lo 0,5% del totale, nel centro storico questa percentuale sale al 4,5%. A Venezia, le percentuali sono dell’1,4% in media e del 3,5% nel centro storico.

A Firenze, nel centro storico si concentra una quota rilevante degli annunci totali, con un’incidenza del 16,9% delle abitazioni complessive presenti (di cui il 6,1% con affitti brevi per almeno 120 giorni l’anno), ma allo stesso tempo anche la più alta quota di abitazioni non occupate (18,2%). Sardegna (3,8%), Valle d’Aosta (3,3%) e Toscana (3%) sono le regioni con il numero più alto di annunci Airbnb su abitazioni locali. Quelle con le percentuali più basse: Molise (0,5%), Emilia-Romagna e Friuli Venezia-Giulia (0,6%), Calabria, Basilicata e Piemonte (0,7%).

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