CALENZANO – La procura di Prato si muove per capire di più su quanto avvenuto al deposito Eni di Calenzano (Firenze), dove sono morte cinque persone a seguito di un’esplosione.
I carabinieri hanno perquisito lo stabilimento e la Sergen di Potenza, ditta incaricata di lavori di manutenzione nell’impianto fiorentino e per cui lavoravano i due tecnici lucani Gerardo Pepe e Franco Cirelli.
Secondo quanto riporta Repubblica nel decreto di perquisizione è scritto: “La ditta stava eseguendo dei lavori di manutenzione nei pressi dell’area destinata al carico del carburante: in particolare avrebbero dovuto rimuovere alcune valvole e tronchetti per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni”. “Sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico e che questa sia stata in qualche modo dovuta alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste”.
“Le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco”, si legge ancora, non fosse altro che l’incidente ha poi provocato “un disastro, diversi morti e infortuni”. “La circostanza che fosse in atto un’attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l’ipotesi che vi siano state condotte connesse al disastro”.
Le perquisizioni scattate erano finalizzate ad acquisire documentazione, comprese chat nei giorni precedenti alla strage e nelle ore successive, per ricostruire cosa è accaduto nella “linea di carico e scarico del carburante e alle riparazioni in atto della linea di benzina da tempo dismessa”.
Sempre Repubblica riferisce anche che due mesi fa Vincenzo Martinelli, autista morto nell’esplosione insieme ai colleghi Carmelo Corso e Davide Baronti, parlava di “continue anomalie riscontrate sulla base di carico” in una lettera alla sua azienda Bt trasporti per replicare all’apertura di un procedimento disciplinare a suo carico per essersi rifiutato di completare un viaggio.