PISA – Romano Posarelli ha avuto giustizia, postuma. Il tribunale di Pisa ha condannato la Asl Toscana nord ovest ha un risarcimento di 26 mila euro per la morte dell’uomo.

Ucciso nel novembre 2010 dall’amianto a cui è stato esposto durante la sua attività lavorativa nella nello stabilimento Solvay di Rosignano (Livorno). A renderlo noto è l’Osservatorio nazionale amianto. L’uomo al manifestare dei sintomi nell’estate del 2010 si era rivolto al medico, che aveva cercato di curare il cancro con antibiotici. Solo dopo vari accertamenti in strutture private a pagamento, era emersa la diagnosi di tumore del polmone.

Nel 2021 la condanna per la Solvay da parte del tribunale di Livorno al risarcimento del danno, confermata anche dalla Corte di appello di Firenze. Il figlio Massimiliano si è però rivolto all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, ottenendo adesso anche la condanna dell’Asl Toscana nord ovest al risarcimento del danno “per aver omesso la sorveglianza sanitaria che avrebbe permesso la diagnosi precoce del tumore del polmone”.

“Una condanna – spiegano da Ona – che sancisce il principio che vi deve essere la doverosa attenzione delle Usl per i lavoratori esposti ad amianto, con la massima diligenza su esami e terapie. Il tribunale di Pisa nella sua motivazione infatti rileva che: ‘deve però essere valutato il ritardo diagnostico, anche strumentale, da parte del medico di base che non poteva non essere a conoscenza del precedente impiego lavorativo del Posarelli alla Solvay e della sua situazione di ex esposto’.

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