FIRENZE – “Alle prese con i rinnovi contrattuali dei dipendenti e dunque con la necessità di adeguare le tariffe per garantirne la copertura, non vediamo altra soluzione se non quella di aumentare la quota sociale”.
Una decisione conseguente al fatto che “le istituzioni continuano a tacere sulla quota sanitaria”. L’allarme porta la firma delle associazioni che gestiscono le Rsa toscane, Anaste Toscana, Arat, Aret, Arsa, Agespi Toscana e Uneba Toscana. L’iniziativa, di supporto all’integrazione salariale dei contratti di lavoro per i servizi gestiti in appalto, esclude di fatto una gran parte dei lavoratori del comparto, ossia quelli delle strutture che operano in convenzione, concessione o co-progettazione”.
In una nota denunciano di essere ancora in attesa delle risposte per salvare il sistema welfare “sollecitate a partire dal confronto avviato con la Regione dal 7 maggio scorso”. Per le associazioni, “rimane fortemente a rischio l’accessibilità a prestazioni sempre più indispensabili per gli anziani e per le loro famiglie, ma anche la loro stessa esistenza, insieme a quella di migliaia di posti di lavoro”.
E ricordano l’accordo del settembre 2023 firmato con il presidente della Toscana che prevedeva “stanziamenti per costi da inflazione, utenze, maggiore complessità assistenziale pur nella consapevolezza che di per sé sarebbero stati insufficienti, se non fossero stati accompagnati da ulteriori risorse. Come possono quindi bastare oggi, di fronte ai rinnovi contrattuali non più rinviabili?”.
Inoltre, evidenziano ancora, “rimane irrisolta la questione del riconoscimento delle spese già sostenute nel 2024” che starebbero minacciando la sopravvivenza degli stessi servizi. Da qui la richiesta di intervenire “con atti concreti, magari con un riconoscimento dei costi effettivi e un adeguamento della quota sanitaria da parte della Regione Toscana tale da consentire la sopravvivenza del sistema delle residenze sanitarie assistenziali”.
