FIRENZE – La concorrenza estera si fa sentire sul florovivaismo italiano. Gli arrivi di fiori non autoctoni sono aumentati in quantità del 47%. A denunciarlo è Coldiretti Toscana, che sottolinea in primis la concorrenza sleale dell’Olanda.
“Importa fiori da paesi extracomunitari per rivenderli sul mercato comunitario. Si tratta spesso di prodotti come le rose in Kenya o in Colombia, che vengono coltivati grazie allo sfruttamento”, hanno detto dall’associazione. I Paesi Bassi sono anche il principale fornitore dell’Italia, con oltre i 2/3 del totale delle importazioni, e un incremento delle vendite del 55% in quantità nel 2023, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat.
“Dobbiamo salvaguardare il prodotto florovivaistico tricolore e toscano applicando il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i fiori che entrano nel nostro Paese rispettino le stesse regole di quelli nazionali in termini di rispetto dell’ambiente e di tutela dei diritti dei lavoratori – hanno evidenziato la presidente regionale Letizia Cesani – Ma occorre anche l’applicazione del decreto 198/21 a tutela delle aziende agricole contro le pratiche commerciali sleali, con la conoscenza dei costi di produzione e l’etichettatura d’origine per valorizzare il lavoro dei nostri florovivaisti”.
Non c’è però solo la concorrenza sleale a creare problemi al comparto, alle prese con un’impennata di costi post-pandemia. Non c’è però solo la concorrenza sleale a creare problemi al comparto, alle prese con un’impennata di costi post-pandemia.
“Se 20 anni fa le rose erano un fiore molto diffuso nelle nostre aziende oggi non lo sono più, costa troppo produrle e c’è una grande concorrenza dei paesi dove non c’è bisogno di riscaldare le serre. Le rose sono state sostituite da ranuncoli, gerbere e viola a ciocche, produzioni che stanno conquistando il mercato e che vanno promosse”, ha osservato Cristiano Genovali, presidente Associazione floricoltori e fioristi (Affi) Coldiretti che ha ideato e sta promuovendo il marchio ‘Fiori italiani’.