ROMA – In Italia vive in una condizione di povertà assoluta il 9,7% della popolazione, praticamente una persona su dieci. Complessivamente sono 5,7 milioni i poveri assoluti, per un totale di 2,2 milioni di famiglie (l’8,4% dei nuclei).
Un dato che non accenna a diminuire sul piano individuale mentre è in leggero aumento rispetto al 2022 su base familiare. Lo dice la Caritas che oggi ha presentato la ventottesima edizione del “Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia” dal titolo “Fili d’erba nelle crepe” [SCARICA].
Cresce la povertà in Italia Dal 2014 ad oggi la crescita della povertà è stata quasi ininterrotta, raggiungendo picchi eccezionali dopo la pandemia, passando dal 6,9% al 9,7% sul piano individuale e dal 6,2% all’8,4% sul piano familiare. Drammatico poi il dato record della povertà tra i minori che raggiunge il 13,8%. Il numero di famiglie povere al Nord (998mila) supera quello di Sud e Isole complessivamente (859mila). Dal 2014 al 2023 il numero di famiglie povere residenti al Nord è praticamente raddoppiato, passando da 506mila nuclei a quasi un milione (+97,2%); se si guarda al resto del Paese la crescita
è stata molto più contenuta, +28,6% nelle aree del Centro e +12,1% in quelle del Mezzogiorno (il dato nazionale è di +42,8%).
Poveri anche se lavoratori. Continua poi a crescere in modo preoccupante anche la povertà tra coloro che possiedono un impiego. Complessivamente tocca l’8% degli occupati (era il 7,7% nel 2022) anche se esistono marcate differenze in base alla categoria di lavoratori; se si ha una posizione da dirigente, quadro o impiegato l’incidenza scende al 2,8%, mentre balza al 16,5% se si svolge un lavoro da operaio o assimilato (dal 14,7% del 2022). Quest’ultimo in particolare è un dato che spaventa e sollecita, “segno emblematico di una debolezza del lavoro che smette di essere fattore di tutela e di protezione sociale”, è scritto nel Rapporto. Del resto, l’Italia risulta l’unico paese in Europa in cui le retribuzioni reali dal 2013 al 2023 sono calate: si registra un -4,5% a fronte di un aumento del +3,0% nella zona Eu27.
In Italia se nasci poveri lo rimani più che nel resto d’Europa le difficoltà economiche sembrano destinate a perpetuarsi di generazione in generazione. Chi è cresciuto in famiglie svantaggiate tende a trovarsi, da adulto, in condizioni finanziarie precarie. Un circolo vizioso che colpisce il 20% degli adulti europei tra i 25 e i 59 anni che, a 14 anni, vivevano in una situazione economica difficile. In Italia, il dato sale al 34%, segno di un’eredità che pesa sul futuro. Valori più alti di povertà ereditaria si raggiungono solo in Romania e Bulgaria (Eurostat).