SIENA – L’Associazione nazionale Città del Vino aderisce alla campagna europea a sostegno della Dichiarazione VITÆVINO, promossa a livello continentale dalle organizzazioni del settore vitivinicolo Comité Européen des Entreprises Vins (CEEV), Confédération Européenne des Vignerons Indépendants (CEVI), COPA-COGECA e European Federation of Origin Wines (EFOW).

Per Città del Vino, il primo firmatario è il presidente nazionale Angelo Radica, l’auspicio e l’invito a tutti i sindaci delle Città del Vino è quello di condividerne i contenuti e firmare a sostegno dell’iniziativa.

“La Dichiarazione VITÆVINO – sottolinea il presidente Città del Vino, Angelo Radica – è un’iniziativa europea a sostegno del riconoscimento del consumo responsabile e moderato di vino nell’ambito di uno stile di vita sano ed equilibrato. La campagna a sostegno della Dichiarazione è dedicata in particolare alla difesa della millenaria cultura del vino e del suo ruolo nella promozione della convivialità. Invito tutti i 500 colleghi sindaci delle Città del Vino a firmare il documento”.

Per partecipare e sottoscrivere il documento basta collegarsi al sito web dedicato www.vitaevino.org.

La campagna italiana è stata lanciata nei giorni scorsi a Roma, alla sede del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste da rappresentanti delle associazioni nazionali del mondo agricolo e della vitivinicoltura.

Oggi, l’adesione convinta di Città del Vino: “La nostra associazione – prosegue Radica – è da sempre in prima fila per diffondere una cultura del bere consapevole, dell’educare il consumatore alla cultura enologica, facendo prevalere qualità, unicità, territorialità delle nostre produzioni. Per questo convintamente aderiamo a Vitaevino, iniziativa che punta a difendere il settore vinicolo in un contesto in cui si manifestano crescenti pressioni di movimenti neo proibizionisti a livello mondiale”.

La Dichiarazione, infatti, è stata concepita per contrastare la crescente stigmatizzazione del consumo del vino, spesso guidata da dati scientifici incompleti o distorti, che non riescono a distinguere tra abuso di alcol e consumo moderato di vino. Una pressione che ha portato in alcuni casi alla formulazione di normative inique e unilaterali che minacciano la sostenibilità delle comunità rurali in cui operano i produttori di vino e quindi dell’intero settore vitivinicolo.

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