FIRENZE – “I ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti”. Vittorio Feltri non avvezzo ai filtri, è andato dritto al punto.

Parole che hanno scatenato decine di reazioni, con l’associazione “Gabriele Borgogni” che ha annunciato di voler querelare il giornalista. L’associazione “si batte da anni per la sicurezza stradale, per la cultura della legalità, e non può tollerare che un giornalista, un politico, un uomo pubblico, si permetta di pronunciare parole che prima di tutto sono contro la vita, bene inviolabile e costituzionalmente riconosciuto”. Frasi motivo dall’incomprensione per quanto detto da Feltri.

“Faccio veramente fatica a comprendere parole simili da un altro essere umano, per altro padre di quattro figli – ha spiegato Valentina Borgogni, presidente dell’Associazione Gabriele Borgogni -. Se penso al dolore dei miei genitori e a quello di tanti altri che ho incontrato in questi anni, ai quali è stato strappato un figlio così violentemente, non mi sembra vero quello che il giornalista Feltri ha riportato. L’investimento di una persona racchiude un dolore per il quale non ci sono parole, e Feltri non merita né il suo ruolo di giornalista né tantomeno di politico. Ci auguriamo che non gli capiti mai di ricevere quella chiamata o di vedere la polizia arrivare a casa sua per informarlo che suo figlio è morto. È un dolore che non si può augurare neanche a chi ha affermato simili idiozie”.

Gabriele Borgogni, studente fiorentino, morì nella notte fra il 2 e il 3 dicembre 2004, investito da un guidatore in stato di ebrezza.

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