Il sindaco di Suvereto

SUVERETO – Oggi pomeriggio, dalle 19, i comitati si ritroveranno nel parco degli Ulivi a Suvereto (Livorno) per una manifestazione comprensoriale contro “l’assalto” di chi vorrebbe trasformare la Val di Cornia in un concentrato di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Tra chi è in prima fila in questa lotta il sindaco di Jessica Pasquini.

Sindaco, lei ha definito il territorio “sotto attacco”.
“Quello che contestiamo e che abbiamo ribadito anche con atti e documenti che sono passati dal nostro Consiglio comunale, riguarda le modalità con cui la normativa nazionale ha aperto la porta un po’ troppo spalancata. Questo sta portando le conseguenze che denuncio, con quella frase a effetto che cerca di chiamare l’attenzione. C’è una corsa ad accaparrarsi terreni per aziende che avviano dei progetti, ancora di cui non sanno ancora la risposta, ma nel frattempo si procurano gli spazi per poterli realizzare. Si parla di fotovoltaico o progetti non solo di produzione, ma anche di accumulo di energia a terra”.

Sindaco, le faccio una provocazione, lei giustamente dice che c’è questa normativa che ha aperto le porte sui terreni, però è anche vero che vengono comprati da privati. Quindi, c’è anche chi in zona si apre all’acquirenti.
“Certo, è chiaro che se c’è un acquirente c’è anche un venditore. Questi contratti preliminari di vendita avvengono in un contesto in cui è percepito dalla popolazione ineluttabile questo tipo di trasformazione in negativo del nostro territorio. Sono un po’ di anni che ci sono questi tipi di appetiti e quindi di richieste”.

Suvereto è un comune piccolino, però ho visto che vi siete consorziati per unire le forze. Come vi state muovendo?
“Per quanto riguarda noi, siamo cinque comuni in questa zona e abbiamo lavorato insieme con i colleghi sindaci. Abbiamo portato all’attenzione i nostri consigli comunali e usato dei documenti che esprimono le nostre posizioni che abbiamo anche rappresentato alla Regione Toscana. Chiaramente essendo amministrazioni comunali ci poniamo in un’ottica di propositività, Adesso, dopo questa lunga fase transitoria della normativa, se ne è aperta una in cui le regioni devono individuare nuove aree idonee o non idonee all’installazione di impianti di produzione. Quindi ci siamo fatti parte propositiva come dire, discutete con noi all’interno di un territorio più ampio, siamo consapevoli che da qualche parte vadano fatti, perché non è che abbiamo la concezione Nimby. Quindi fateci individuare delle aree che magari, tra virgolette, sono più sacrificabili allo scopo. Dall’altro lato c’è invece un movimento dei cittadini perché è nato un comitato che si chiama Terra e Valdicornia, che sta facendo battaglie ed è protagonista dell’iniziativa che si svolgerà questo pomeriggio”.

Non c’è quindi una sindrome per contrastare l’implementazione delle energie rinnovabili?
“No. Secondo noi va ridata ai comuni la pianificazione anche a livello di sovracomunalità, dando degli obiettivi. Nessuno è contento di avere delle impianti industriali a casa propria, ma è consapevole che sono necessari, al di là del fatto che comunque ci sono tante superfici prima di arrivare nei campi da poter utilizzare, tante zone meno preziose da poter sfruttare. Però anche qualora fosse necessario ricorrere a degli impianti a terra, lasciateci la pianificazione. Credo che l’Italia abbia come ultima sua risorsa da giocarsi la bellezza. Se togliamo anche a quella insomma non credo ci siamo molte prospettive per il futuro”.

Come lei ben saprà la battaglia sulle pale eoliche viene combattuta nell’Aretino e anche nel Grossetano
“Stiamo alzando la voce, proprio perché non ci hanno chiesto come si doveva fare. Cioè, potevano obbligarci con i nostri strumenti urbanistici ad individuare delle aree, ma non l’hanno fatto. Hanno semplicemente deciso di rovesciare quelle che erano le nostre competenze che la Costituzione e la legge italiana ci attribuiscono”.

Secondo lei come mai c’è questa corsa a accaparrarsi i terreni, strapagandoli?
“Perché in questo momento c’è il Piano di ripresa e resilienza che finanzia queste cose”.

In questo caso ci sono anche molte società costruite per l’occasione.
“Sono costituite tutte in questi ultimi mesi con capitali sociali e rappresentanti legali, società a pegno, con partecipazioni anche estere. Si percepisce il senso di presa. Non c’è uno sviluppo ragionato, è tutto fatto in virtù dei finanziamenti nazionali, dopodiché nessuno ne fregherà più di niente. Noi non siamo né ne Chianti né Bolgheri, siamo un territorio comunque vocato anche alla viticoltura e che si sta espandendo da questo punto di vista, ma che non ha ancora raggiunto i livelli. Chiaramente se si inizia a pagare un terreno 100 mila euro a ettaro, capisce che nessuno può esercitare il diritto di prelazione e l’affitto agrario viene meno perché non può garantire quelle cifre. In alcuni casi possono sistemare una famiglia per un po’, quindi io non mi sento di condannare nesssuno. Ci sono state delle resistenze, perché non è che è iniziato tutto in due mesi fa, però nel momento in cui c’è la percezione che tanto la direzione è quella, io non lo vendo, io lo venderò all’altro, e allora che devo fare?”.

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