Restauratrice lavoro di ritocco

FIRENZE – È prevista per l’estate 2025 la conclusione del restauro, avviato nel 2022, dell’affresco di Giotto “Storie di san Francesco” nella cappella Bardi di Santa Croce. Ma già dal prossimo ottobre per fiorentini e residenti nella città metropolitana sarà possibile vedere da vicino il lavoro del maestro fiorentino, grazie al progetto “A tu per tu con Giotto”, finanziato da Fondazione CR Firenze.

La possibilità per i visitatori di salire sul ponteggio di lavoro e apprezzare da vicino l’opera è stata annunciata questa mattina nel corso di una conferenza stampa nel Cenacolo di Santa Croce.

«L’intervento condotto sulle Storie di San Francesco, narrate da Giotto nella Cappella Bardi in Santa Croce, apre un capitolo importante nella storia del restauro e costituisce una irripetibile occasione di conoscenza del maestro fiorentino, accostandoci anche al quotidiano operare di colui che fu uno straordinario innovatore», hanno spiegato Cristina Acidini, presidente dell’Opera di Santa Croce, ed Emanuela Daffra, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure (OPD).

«Trovarsi al cospetto di Giotto, a diretto contatto con le Storie di San Francesco nella Cappella Bardi  continua Acidini, costituisce un’opportunità culturale e scientifica irripetibile. Un restauro come questo ha davvero tanto da raccontare: riesce a far riemergere i particolari dell’impegnativo lavoro preparatorio dell’artista, la progettazione scenica coraggiosa, la generosità cromatica, l’intensità dei volti e delle immagini d’insieme. Elementi che il tempo aveva offuscato, a tratti cancellato, e che tornano alla luce anche grazie all’utilizzo di strumentazioni avanzatissime».

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Cristina Acidini Maria Rosa Lanfranchi Emanuela Daffra e Transito di San Francesco

Il restauro, condotto dall’Opera di Santa Croce con la collaborazione dell’Opificio delle Pietre Dure e il contributo della Fondazione CR Firenze e A.R.P.A.I. (Associazione Restauro Patrimonio Artistico Italiano) è stato reso necessario a causa delle precarie condizioni conservative del ciclo che arrivavano anche a occultarne una corretta leggibilità. Numerose e assolutamente preziose sono le informazioni già raccolte a conclusione della prima fase del restauro.

“La prima fase, ormai conclusa, ha permesso di ritrovare nella pittura di Giotto una straordinaria freschezza e una ricchezza di dettagli – godibile in pieno soltanto in una visione ravvicinata – che è parte integrante dell’intensità del racconto, facendo ancor più rimpiangere quanto – molto – è andato perduto, che doveva impressionare per gli effetti di realismo e complessità spaziale”.

Il costo complessivo dell’intervento è di oltre 1 milione di euro, grazie al contributo dell’Opera di Santa Croce e dell’Opificio delle Pietre Dure, mentre Fondazione CR Firenze e ARPAI intervengono attraverso Art Bonus. Si aggiungono inoltre alcune donazioni private, pervenute attraverso la raccolta fondi #Giving4Giotto, tuttora in corso.

Indagini sulle pareti della Cappella Bardi nel corso dei servizi Molab (consorzio Iperion HS)

Scoperti i segreti di Giotto Il restauro ha consentito di ricostruire le fasi operative e le scelte di cantiere e immaginare l’originaria ricchezza di colori ed effetti di questo capolavoro maturo (fu realizzato sicuramente dopo il 1317), in cui l’artista piega le tecniche e i materiali della pittura a servizio di un racconto ricco di intensità, ispirato alla narrazione della vita di Francesco secondo la biografia di Bonaventura da Bagnoregio.

Numerose le sorprese e tante anche le conferme riguardanti le modalità di lavoro dell’artista. È venuta alla luce una decorazione precedente, probabilmente geometrica; grazie alla termovisione sono state individuate le buche pontaie ed è stato possibile precisare l’andamento e la struttura dei palchi del cantiere giottesco: realizzati a partire dalla metà delle lunette per poter dipingere la volta e poi portati alla base di ciascuna scena. Altre tracce sono riconducibili alle sinopie e al disegno preparatorio, passaggi fondamentali per studiare la composizione pittorica delle scene sulle pareti.

Come nella prassi consolidata Giotto tracciava l’abbozzo di ciascuna scena per pianificare le “giornate” del tonachino, cioè dell’intonaco sottile su cui i pittori avrebbero steso i colori. Questa modalità permette di riscostruire il succedersi nel tempo del lavoro pittorico. La Cappella Bardi porta avanti le sperimentazioni circa l’utilizzo misto di pittura a fresco e a secco, gestito da Giotto con straordinaria capacità progettuale e tecnica. La tecnica, infatti, e ce lo conferma la presenza delle giornate, era programmaticamente quella dell’affresco, ma il pittore su questa base interviene ampiamente con colori stesi con un legante organico, probabilmente uovo. Può così contare su una gamma di colori più ampia, ottenere effetti chiaroscurali e di tono più intensi, con esiti di accentuato realismo. Tali aree, in parte perdute, si possono ‘rivedere’ e apprezzare grazie alla nuova campagna fotografica in UV che può valersi oggi di una strumentazione molto raffinata. Il contatto ravvicinato con le pareti rivela poi particolari che ci riportano accanto a Giotto e ai suoi aiuti, nel vivo del lavoro, come le pennellate di prova destinate a valutare il cambiamento di tono prodotto dall’asciugatura dell’intonaco, che sarebbero poi scomparse alla vista con la stesura cromatica a secco, e sono oggi visibili proprio per la perdita di queste campiture (vengono rivelate, ad esempio, ne Il transito di San Francesco).

Vicenda conservativa tormentata La cappella ha subito vicende conservative tormentate. Le pitture murali di Giotto, considerato non più alla moda, vengono addirittura nascoste. Nel 1730 sono state infatti coperte da uno “scialbo”, cioè un’imbiancatura a calce. All’inizio dell’Ottocento vengono poi inseriti due monumenti funerari all’altezza del registro inferiore delle pareti laterali che producono perdite irrimediabili.

Restauratrice Maria Rosa Lanfranchi al lavoro sul Transito di Francesco 2

Ci vorranno centoventi anni per riscoprire la magnificenza solenne e la forza comunicativa di Giotto e del suo Francesco fiorentino: solo nel 1851, mentre si pensa a una nuova decorazione, riemergono infatti porzioni della pittura trecentesca e uno tra i più celebri restauratori del tempo, Gaetano Bianchi, riporta alla luce le pitture di Giotto. Molte tra le diffuse abrasioni, graffi e perdite che segnano oggi in maniera tanto evidente le pareti dipinte, oltre che agli inevitabili danni prodotti dallo scorrere dei secoli, sono dovute proprio all’azione meccanica di rimozione dell’imbiancatura, mentre le grandi lacune che rendono le scene frammentarie derivano dalla rimozione dei due cenotafi. In quell’occasione tutte le mancanze vengono colmate con integrazioni in stile.

“A tu per tu con Giotto” Le visite guidate gratuite e riservate ai residenti a Firenze e Città Metropolitana di Firenze si svolgeranno nei fine settimana da ottobre prossimo a luglio 2025. Potranno salire sui ponteggi del cantiere di restauro gruppi di massimo cinque partecipanti accompagnati da personale specializzato appositamente formato per questa importante e unica occasione. Una visita straordinaria al restauro in corso che offre la possibilità non solo di ammirare i capolavori giotteschi ma anche di osservare e di vivere il restauro “in diretta”. In particolare, si potranno ammirare da vicino in un’esperienza irripetibile alcuni dettagli del racconto per immagini che Giotto fa delle Storie di San Francesco attraverso sei episodi che narrano i momenti più significativi della vita del Santo e che decorano le pareti laterali della cappella. L’iniziativa è su prenotazione obbligatoria, tutte le informazioni sul sito fondazionecrfirenze.it 

Sviluppo della Cappella Bardi in luce visibile