SIENA – “Un po’ prima di un anno fa. Alla fine di giugno mi sono svegliato con le gambe gonfie, ero in Val d’Orcia. Ho cominciato a fare fatica a camminare. All’ospedale mi hanno diagnosticato un problema al cuore”.
Inizia così l’intervista di Oliviero Toscani al Corriere della Sera in cui confessa di essere malato di amiloidosi, malattia per la quale le proteine si depositano su punti vitali e bloccano il corpo. “E si muore. Non c’è cura” aggiunge Toscani.
L’episodio citato da Toscani risale al periodo in cui si trovava in Val d’Orcia per girare lo spot della nuova macchina della Peugeot, spot che gli valse anche il riconoscimento L’Extravergine 2023 da parte del Comune di San Quirico d’Orcia (Siena), dove parte del cortometraggio fu girato e dove il fotografo soggiornò in quel periodo. Per la consegna del premio Toscani non riuscì ad essere presente e si collegò in diretta.
“È venuto a trovarmi il mio amico Francesco Merlo con suo cugino, cardiologo al Giovanni XXIII di Bergamo: un medico incredibile. Mi ha fatto andare su da loro per altri esami e hanno subito chiamato il dottor Michele Emdin a Pisa, specializzato nella malattia che pensavano avessi: l’amiloidosi. In pratica le proteine si depositano su certi punti vitali e bloccano il corpo. E si muore. Non c’è cura” spiega ancora Toscani al Corriere sottolineando come stia seguendo una cura sperimentale.
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“Faccio da cavia. A ottobre ho anche preso una polmonite virale e il Covid, mi hanno tirato per i capelli. Penso di essere stato anche morto, per qualche minuto: ricordo una cosa astratta di colori un po’ psichedelici. Quando sto male e ho la febbre riesco a immaginare cose fantastiche… In un anno ho perso 40 chili. Neppure il vino riesco più a bere: il sapore è alterato dai medicinali.
Certo che vivere così non mi interessa. Bisogna che chiami il mio amico Cappato, lo conosco da quando era un ragazzo. Ogni tanto mi vien voglia. Gliel’ho detto già una volta e lui mi ha chiesto se sono scemo” conclude l’intervista.