ROMA – Città dell’Olio e Città del Vino sostengono lo sviluppo sostenibile e la transizione energetica ma lanciano un grido d’allarme contro le speculazioni e l’abusivismo green attraverso la stesura di un Manifesto che chiede alle Regioni e alle Province Autonome italiane di individuare le aree idonee per l’installazione di impianti di energia rinnovabile in modo responsabile.
Nello specifico, servendosi di un approccio integrato e di tipo sistemico che vada a conciliare le necessità collegate alla decarbonizzazione e alla transizione energetica e quelle relative alla tutela e alla preservazione del territorio con i suoi ambienti, i suoi paesaggi e le sue tradizioni, e, ancor più, della sua attività primaria, l’agricoltura, fondamentale per garantire la produzione interna di cibo, la sopravvivenza e la qualità della vita delle comunità locali che nella maggior parte dei casi si basano ancora su un’economia agricola.
Nel Manifesto sottoscritto dalle Città dell’Olio e dalle Città del Vino riconosciute Associazioni nazionali di Città di Identità (Legge 27 dicembre 2023 n.206) che ad oggi rappresentano oltre 1000 enti pubblici italiani e, in particolare, comuni caratterizzati da produzioni agricole di pregio, chiariscono quali sono gli aspetti problematici di una “transizione non controllata”, mettendo in chiaro i rischi che si corrono.
“A preoccuparci – spiegano il Presidente delle Città dell’Olio Michele Sonnessa e il Presidente delle Città del Vino Angelo Radica – sono il deterioramento dei territori e l’impoverimento delle economie agricole locali. Auspichiamo la massima accuratezza e responsabilità nell’individuazione delle aree idonee di concerto con tutti gli attori e portatori di interesse locale. Chiediamo l’adozione di un approccio integrato considerando gli effetti di breve, medio e lungo termine anche in riferimento alla qualità della vita e al benessere psico-fisico delle comunità locali”.
L’appello nello specifico chiede che nell’individuazione delle aree per l’installazione degli impianti di energia rinnovabile siano considerati tutti gli aspetti ambientali, sociali, culturali, produttivi, paesaggistici ed economici e non solo l’esistenza di vincoli ambientali e paesaggistici, la presenza di zone protette, parchi nazionali e regionali e aree di pregio storico-culturale e zone agricole di alta qualità. Si dice no anche alla semplificazione e accelerazione dell’iter autorizzativo se questo di traduce in valutazioni frettolose e non accurate e ai progetti calati “dall’alto” senza un coinvolgimento attivo e integrato delle comunità locali e senza una co-progettazione partecipata.
Il veto delle realtà firmatarie riguarda, nello specifico, l’utilizzo di aree agricole utilizzate e produttive per l’installazione di qualsiasi impianto che consumi, limiti la fertilità o distrugga il suolo agricolo tenuto conto che i pannelli solari a terra provocano delle alterazioni delle condizioni microclimatiche (luce, temperatura, umidità) alle colture sottostanti influenzando la loro crescita e resa, che la presenza di pannelli solari influisce sulla fertilità e sulle proprietà fisiche, chimiche e biologiche del suolo e che la presenza così come la distribuzione nello spazio di tali impianti presuppone una selezione di colture adatte a crescere sotto i pannelli e una gestione agronomica in tali condizioni con potenziali conseguenze negative sulla tutela della biodiversità. In particolare, nel Manifesto si esprime contrarietà all’utilizzo di aree agricole di alto valore paesaggistico e culturale o interessate da produzioni agro-alimentari di qualità quali i siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO riconosciuti come paesaggi culturali, i siti inseriti nella lista dei sistemi agricoli di rilevanza mondiale della FAO (Programma GIAHS), i siti inseriti nel Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali del MASAF, le produzioni biologiche, le produzioni DOP, IGP, STG, DOC, DOCG e le produzioni tradizionali e le aree in cui viene praticata la viticoltura storica ed eroica o altro tipo di attività agricola di comprovato valore storico ed identitario. Si chiede, infine, che la titolarità degli impianti realizzati su suoli agricoli non sia data alle imprese del settore energetico ma agli imprenditori agricoli.
Tutte le realtà che hanno sottoscritto l’appello hanno in premessa chiarito che sono favorevoli all’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e agli investimenti per lo sviluppo delle stesse; al miglioramento della prestazione energetica degli edifici e riduzione dei consumi energetici; al sostegno per la modernizzazione della rete elettrica e lo sviluppo di smart grid; alla promozione dell’autoconsumo e nascita delle comunità energetiche (CER); alla semplificazione delle procedure autorizzative che siano, tuttavia, garanti e tutelanti del territorio, dell’ambiente, del paesaggio e del benessere delle comunità locali; alla collaborazione tra il governo centrale e le amministrazioni regionali per garantire un approccio armonizzato e coerente su tutto il territorio nazionale; all’elaborazione di Piani Energetici Regionali (PER) dettagliati tenuto conto delle specificità territoriali e coinvolgendo le comunità locali nel processo decisionale attraverso consultazioni pubbliche per garantire la trasparenza e la condivisione allargata;
all’individuazione delle aree idonee da parte delle Regioni e Province Autonome utilizzando un approccio integrato e sistemico che consideri criteri ambientali, tecnici, produttivi, economici, sociali, normativi, di sicurezza e tecnologici limitando (o optando prioritariamente) l’installazione degli impianti di energia rinnovabile a edifici, zone industriali o commerciali, aree degradate e di bonifica, cave, discariche o altre aree già compromesse; all’individuazione delle aree idonee da parte delle Regioni e Province Autonome coinvolgendo le Province, i Comuni e le comunità locali in funzione delle rispettive esigenze e dei diversi interessi, tra cui quelle della conservazione del territorio, dell’ambiente e del paesaggio; all’istituzione di Comitati tecnico-scientifici e Tavoli di monitoraggio a livello regionale che coinvolgano attivamente e rappresentino tutti i portatori di interesse e alla riesaminazione e aggiornamento periodico delle aree idonee per rispondere a nuove esigenze tecnologiche, ambientali, sociali.
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