ROMA – Un bilancio in chiaro scuro per le università italiane. Tra le 42 censite nella classifica QS, che prende in esame 5.663 in tutto il mondo, 18 peggiorano la posizione dell’anno precedente.

Nove rimangono stazionarie, mentre 15 la migliorano. Tra questi il Politecnico di Milano, che si conferma al primo posto, piazzandosi 111° in assoluto. E’ il risultato migliore mai raggiunto. L’Università La Sapienza di Roma è ancora seconda sul piano nazionale e sale di due posizioni: ora è al 132º posto mondiale (fece meglio solo nel 2006, quando raggiunse il 125º). Terza italiana è l’Università di Bologna, che migliora di ben ventuno posizioni e raggiunge il 133º posto: anche per l’Alma Mater è il miglior risultato nella storia della classifica Qs. Polimi, Sapienza, Bologna: le uniche università italiane tra le prime 150 al mondo.

L’Università degli Studi di Padova (236° posto a livello globale, quarta tra le italiane, in arretramento) è tra le prime cento al mondo per la rete internazionale di ricerca, classificandosi al 79° posto per ricerca internazionale e al 110° posto per l’indicatore della sostenibilità.

A seguire, al quinto posto il Politecnico di Torino, 241°, in costante crescita (+11). Dal sesto al decimo posto ci sono, in ordine e tutte con posizioni peggiorate rispetto all’anno scorso: la Statale di Milano, la Federico II di Napoli, l’Università di Torino, l’Università di Firenze e quella di Pisa. Tra quelle toscana, Siena migliora invece di 40 posizioni, piazzandosi tra il 691 e il 700° posto a livello mondiale.

I ricercatori italiani hanno pubblicato 893.736 articoli dal 2018 al 2023, generando 11.750.145 citazioni. Il 47 per cento di questa ricerca è stato prodotto insieme a partner internazionali, l’8 per cento in più rispetto alla media europea. I principali collaboratori dell’Italia sono gli Stati Uniti e i tradizionali centri di ricerca europei: Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Quindi, Cina (+66 per cento), Canada, Australia, Brasile e Giappone.

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