SIENA – L’Accademia Musicale Chigiana incontra ancora Strauss e Mozart, venerdì 3 maggio, ore 21, al Teatro dei Rinnovati, grazie questa volta, evento Micat in Vertice, all’Orchestra Roma 3, direttore Pietro Borgonovo.
Nata a Roma nel 2005, è la prima orchestra universitaria; orientata alla diffusione della grande musica tra le nuove generazioni, si è evoluta in una tra le migliori orchestre giovanili nazionali.
Nel libretto di sala due capolavori: Richard Strauss, Metamorphosen studio per 23 archi solisti TrV 290, AV 142; Wolfgang Amadeus Mozart, Sinfonia n. 41 in do maggiore K 551 ‘Jupiter’.
Metamorphosen è una delle opere più alte e desolate, enigmatica, un lungo compianto di severa bellezza musicale. Aprile 1945, la Germania annienta ogni fede, ogni speranza di umanità, arte, etica. L’8 marzo Strauss concluse la partitura sommaria di Metamorphosen, il 12 aprile quella definitiva. Il 30 aprile Hitler si uccise. In Metamorphosen la musica tedesca dei due grandi secoli, barocca, classica, romantica, canta la sua fine.
La novità dell’organico, che evoca un complesso barocco, 10 violini, 5 viole, 5 violoncelli, 3 contrabbassi, non nasconde un’amplificazione quintupla del tradizionale quartetto d’archi con tre bassi aggiunti, ordinandosi invece per responsabilità solistiche di ogni strumento o piccoli gruppi di strumenti a turno. Il titolo non allude solo alla tecnica della trasformazione tematica, ma abbraccia le riflessioni di Goethe sulle metamorfosi della natura, ricorda gli amati miti classici, e tenta di stringere una speranza nel congedo.
Mozart compose le sue tre ultime Sinfonie, in mi bemolle maggiore K. 543, in sol minore K. 550 e in do maggiore K. 551, in tre soli mesi, tra il giugno e il 10 agosto 1788. Al culmine della triade dell’88, la Jupiter celebra il trionfo di un magistero tecnico ed espressivo. La Sinfonia K. 551, nella sua maestà solare intonata a olimpica grandezza, da cui il nome di Giove, coniuga la solidità comunicativa di un do maggiore epico e monumentale con la sottigliezza della ricerca contrappuntistica.
Nell’esposizione del primo movimento, Allegro vivace in do maggiore e senza introduzione, la geometria sonatistica si allarga nella complessità di profondi contrasti psicologici. Prima di chiudere la parte espositiva Mozart introduce un terzo tema nella coda. L’altra metà dello sviluppo richiama al tema principale d’esordio. Cinque idee tematiche si succedono nella imponente esposizione. Tale limpido furore contrappuntistico si placa solo nella fanfara gioiosa del congedo, come in un gesto teatrale definitivo che racchiuda un appello all’eternità.