FIRENZE – Sarà la Corte costituzionale a doversi esprimersi. A interpellarla la gip di Firenze Agnese De Girolamo, che ha sollevato la questione di legittimità per l’aiuto al suicidio assistito.

Il caso riguarda l’ausilio che a dicembre 2022, Felicetta Maltese e Chiara Lalli avevano fornito a Massimiliano Salas, 44enne toscano affetto da sclerosi multipla, accompagnandolo in Svizzera per poter ricorrere al suicidio medicalmente assistito. Se il ricorso venisse accettato, consentirebbe di accedervi a tutte le persone che non sono tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale, come i malati di sclerosi multipla o di cancro.

Il giorno successivo del 44enne, Maltese e Lalli si erano autodenunciate, presso la stazione dei carabinieri di Firenze, insieme a Marco Cappato, in qualità di legale rappresentante dell’Associazione Soccorso Civile che aveva organizzato e finanziato il viaggio di Massimiliano. I tre si erano autodenunciati per aver aiutato a ottenere la morte volontaria una persona priva del requisito inteso in senso restrittivo del “trattamento di sostegno vitale” richiesto dalla Corte costituzionale per poter accedere legittimamente in Italia al suicidio assistito.

A seguito di una richiesta di archiviazione, lo scorso 23 novembre si era tenuta l’udienza dinanzi alla gip, che il 17 gennaio scorso ha emesso un’ordinanza di rimessione della questione alla Corte costituzionale. La gip ha ritenuto di non poter accogliere la richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero e dai difensori degli indagati perché la condotta degli indagati non ricade nelle ipotesi di non punibilità introdotte dalla sentenza Cappato-Antoniani della Corte costituzionale poiché Massimiliano non aveva un trattamento di sostegno vitale. Quindi risultano soddisfatte tre condizioni su quattro del giudicato costituzionale.

“Nel caso di specie sussistono tutti gli elementi costitutivi del titolo di reato in origine ipotizzato dal pubblico ministero”. Ovvero, è configurabile il reato di aiuto al suicidio – mentre viene esclusa l’ipotesi di istigazione avendo Massimiliano autonomamente deciso. In caso di giudizio con condanna gli indagati rischiano dai 5 ai 12 anni di carcere.

La gip Agnese De Girolamo, ha pertanto “dichiarato rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 580 codice penale, nella parte in cui richiede che la non punibilità di chi agevola l’altrui suicidio sia subordinata al fatto che l’aiuto sia prestato a una persona «tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”.

“Siamo fiduciosi nel lavoro dei giudici della Consulta. Il trattamento di sostegno vitale, se interpretato in senso restrittivo, è un requisito discriminatorio in quanto non incide sulla capacità di prendere decisioni, sulla irreversibilità della malattia, né sulle sofferenze intollerabili”, ha affermato Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Coscioni, difensore e coordinatrice del collegio legale di Marco Cappato, Felicetta Maltese, Chiara Lalli.