Il 26 aprile l'ultima colata dell'altoforno Lucchini
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Foto d’archivio

Il giorno dopo la firma sembra uguale a tutti gli altri, solo che c’è una tranquillità maggiore. Gli operai (circa duecento rispetto ai duemila in regime fino ad aprile, quando ha chiuso l’altoforno) entrano nelle acciaierie con un peso in meno sullo stomaco. La Lucchini, infatti, è pronta a ripartire. Batterà bandiera algerina, quella del gruppo Cevital, che si è aggiudicato il polo siderurgico toscano con un’offerta da 400 milioni di euro. «Possiamo guardare avanti con più fiducia» dice Luciano Gabrielli della Cgil.

A lavoro per organizzare il futuro pensando allo sciopero di venerdì E mentre la firma sul preliminare di vendita è ormai in cassaforte, a Piombino si cerca già di organizzare il futuro. L’atto a Palazzo Chigi permette a Cevital di iniziare a contattare i rifornitori, di mettere mano ai bilanci, di strutturare il suo piano industriale. Ma il passaggio di proprietà ufficiale lo avremo solo a marzo: così, per mandare avanti i laminatoi sempre attivi, il commissario straordinario Piero Nardi ha già ordinato delle navi provenienti dal Brasile cariche di materia prima per continuare a lavorare fino al passaggio di consegne. «Ce l’abbiamo fatta, tutti insieme» dice Mirko Lami della Fiom. Il clima cordiale a Roma comunque, con un braccetto inedito tra il premier Matteo Renzi e i sindacati, sembra già svanito, dato che le sigle piombinesi stanno mettendo insieme la gente per raggiungere la capitale in vista dello sciopero generale di venerdì. Sono già quattro i pullman riempiti: la speranza è di arrivare a sette.

Il governatore Rossi a Grillo: «Perché non torni a Piombino?» Strascichi arrivano anche sul web, dove il governatore della Toscana Enrico Rossi va all’attacco senza mezza misure del leader del Movimento Cinque Stelle. «Grillo perché non torni a Piombino a chiamarci #PesteRossa? Noi appestati, con gli operai, abbiamo salvato Piombino» ha scritto il presidente sul suo profilo twitter. Un rospo che Rossi ha fermo in gola da aprile, quando nella stessa settimana chiuse l’altoforno e il Paese andò a votare per le elezioni europee. In quell’occasione, Beppe Grillo diede tutte le responsabilità alle amministrazioni comunali e regionali di centrosinistra, colpevoli di aver lasciato chiudere le acciaierie. «Qui alle acciaierie siamo oltre al ricatto. E’ la peste rossa che sta affossando tutte le aziende. Questi sapevano benissimo che fine faceva l’alto forno» disse il comico genovese. Ora però che la situazione ha preso un’altra rotta, ben più positiva, Rossi non ha resistito e ha risposto per le rime.