FIRENZE – Un risarcimento postumo, per una perdita che il denaro non potrà mai ripagare: la morte di un genitore. Nel caso specifico, Adamo Mannini, ucciso dai nazisti nella strage di Niccioleta, avvenuta tra il 13 e il 14 giugno 1944.
Il tribunale di Firenze nei giorni scorsi ha condannato la Repubblica Federale Tedesca a corrispondere a ciascuna delle due figlie, Maria Pia e Giuliana Mannini (rispettivamente 4 e 2 anni) 269.200 euro da devalutare al 14 giugno 944 e rivalutare via via con indici Istat. Il giudice ha poi disposto l’accesso delle due donne al fondo gestito dal ministero dell’Economia e finanze, istituito lo scorso anno per il ristoro: per il danno e per le spese legali. Un accordo fra Stati esime la Germania a mettersi le mani in tasca. Ma il valore delle verità storica resta.
“Se anche si tratta di fatti di un lontano passato, ammessa la loro imprescrittibilità, ci si deve idealmente riportare all’anno 1944 presumendo quindi che due bambine di due e quattro anni avessero ancora bisogno del padre per crescere e ne fossero anche affezionate, con conseguente presunzione di grande sofferenza morale legata alla sua perdita improvvisa e cruenta – ha scritto il giudice Susanna Zanda, motivando la sentenza –. Dopo la morte del padre vennero prese in carico dapprima da una zia materna e poi messe in istituto poi collocate nel mondo del lavoro senza alcun supporto genitoriale, con tutte le difficoltà presumibili che ciò dovette comportare”.
A Niccioleta (Grosseto) morirono 83 minatori: 6 dei quali uccisi immediatamente sul posto e 77 fucilati poi a Castelnuovo Val di Cecina (Pisa).