FIRENZE – Sabato 4 novembre al teatro Verdi di Firenze (inizio ore 21.00) l’Orchestra della Toscana inaugura la 43a Stagione Concertistica con il gigante Gustav Mahler. E per poter suonare Mahler in questo concerto l’ORT si espande a dismisura grazie alla fusione con l’Orchestra Giovanile Italiana.
È una collaborazione di lungo corso quella con i ragazzi dell’OGI, il complesso didattico costituito quarant’anni fa da Piero Farulli (con quartier generale la Scuola di musica di Fiesole) per offrire l’opportunità a diplomandi e neodiplomati dei Conservatori italiani di far pratica orchestrale guidati da grandi maestri. Perciò lavorare accanto ai professori dell’ORT è per loro una palestra di esperienze di cui far tesoro: tornerà utile una volta che si troveranno in orchestra non più da studenti ma da professionisti. Per di più, sommandosi all’OGI, l’Orchestra della Toscana acquista una dimensione che le consente di raggiungere repertori sinfonici che altrimenti le sarebbero preclusi. E quindi ecco due opere capitali di Mahler, entrambe completate nei primissimi anni del Novecento: la Sinfonia n. 4 e i Kindertotenlieder (“Canti per i bambini morti”). La Quarta, ascoltata per la prima volta nel 1901, conclude la prima fase del sinfonismo mahleriano rinunciando all’organico monstre delle sinfonie che la precedono per volgersi verso il classicismo viennese di Haydn e Mozart. È una riflessione sulla morte e sull’infanzia, svolta anche con tratti ironici e candore pervasivo. Come nell’ultimo dei quattro movimenti, Das himmlische Leben (“La vita celestiale”), in cui la voce solista descrive un paradiso visto con occhi di bimbo: vi si beve vino a volontà, si mangia di tutto, a crepapelle, i santi sono intenti a cucinare e divertirsi. Il testo di questo Lied è tratto dal Corno magico del fanciullo, raccolta di antiche poesie popolari tedesche amatissima da Mahler. Intonano invece liriche di Friedrich Rückert i coevi Kindertotenlieder, cinque canzoni nelle quali il poeta aveva riversato l’esperienza della perdita di un figlio e che il compositore restituisce passando dallo sconcerto a una apparente rassegnazione, attraverso il dolore, il rimpianto, i brutti presentimenti, la paura. Solista per questi Lieder e nella Quarta è Sophie Harmsen, mezzosoprano il cui repertorio d’elezione è quello austro-tedesco. Sul podio Markus Stenz, già direttore principale delle orchestre di Baltimora, di Seoul e della Radio olandese. Un maestro che maneggia a occhi chiusi la musica dell’ultimo secolo, dopo averne fatto tanta esperienza alla testa della London Sinfonietta ed esser stato scelto per prime esecuzioni di partiture firmate Henze e Kurtág. Stenz è anche un musicista che conosce molto bene la Toscana: non solo perché è stato spesso ospite dell’ORT, ma pure per aver guidato il Cantiere di Montepulciano dal 1989 al 1995.