SIENA –
SIENA – «’Falstaff a Windsor’, per molti aspetti, resta fedele al testo originale delle Comari di Windsor, ne rispetta gli appuntamenti farseschi; si lascia beffare dalla furia vendicativa delle due signore, esce avvilito e percosso dai travestimenti, sembra quasi masochisticamente rimpicciolito. Dietro queste mutazioni ribolle, però, la rabbia del personaggio che sembra ancora pretendere il rispetto dovuto all’antico ruolo primario». Ugo Chiti, regia e adattamento, racconta la sua commedia che il 3 novembre al Teatro dei Rinnovati alza il sipario sulla stagione 2023-2024 ‘Metaversi’ dei Teatri di Siena. «‘Falstaff’ – continua Chiti, malgrado la morte, torna in vita con ‘Le allegre comari di Windsor’: una rinascita espressamente richiesta dalla regina Elisabetta: gradiva vedere ancora sulla scena sir John Falstaff, magari nelle vesti di un canagliesco innamorato avanti con gli anni. Così dice la leggenda, non si sa quanto attendibile; tuttavia nel 1602, quando la commedia uscì pubblicata in un in-quarto, il titolo precisava che era stata recitata più volte anche in presenza della Regina Elisabetta».
Dopo i successi di Nero Cardinale e L’avaro, si rinnova la collaborazione tra Ugo Chiti, Alessandro Benvenuti e gli attori di Arca Azzurra per un lavoro dedicato a uno dei grandi personaggi scespiriani, Falstaff. Il Dramaturg tratteggia un profilo perfetto per il grande attore, attingendo tanto ai drammi storici ‘Enrico IV’ e ‘Enrico V’ quanto alla figura farsesca che emerge dalle ‘Allegre comari di Windsor’.
Con Alessandro Benvenuti Falstaff, in scena Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Cioni, Paolo Ciotti, Elisa Proietti.
«Questo Falstaff elimina parte del frenetico sovrapporsi di episodi, scelta in funzione di coerenza di ritmo e drammaturgica, per ritrovare echi più falstaffiani nelle vesti troppo strette della farsa – spiega Chiti -. In questo adattamento, Falstaff ‘resuscita’ a Windsor ‘sparando’ subito, gigione e irridente, la natura del suo personaggio: un’arroganza aristocratica, con un sangue plebeo, popolaresco, che muta dal rabbioso al sarcastico ma rimane disarmante, quasi patetico, perché non conosce, o non sa, darsi le regole e la consapevolezza dell’età che ‘indossa’».
‘Le allegre comari di Windsor’ è testo indeciso tra la commedia nera e la farsa, dove tutti tradiscono tutti: cioè, una trama affollata di storie e sottostorie con personaggi impegnati a moltiplicare beffe e travestimenti. Finiscono per confondere e intralciare quella che rimane la storia portante, ovvero come l’empio Falstaff diviene vittima di tre beffe ordite da due rispettabili signore che si ergono a emblema di tutta una comunità ostile.
Solo l’ultima beffa, l’ennesimo inganno di un’attesa punitiva nel parco, cambia struttura e andamento narrativo. Il mutamento arriva grazie all’intervento di Semola, un personaggio che fin dall’inizio ha fiancheggiato Falstaff facendosi assumere come paggio: servizievole, irridente, mutevole, inquietante, occupa allusivamente la funzione di un fool che solo alla fine (allucinazione o sogno?) assume le vesti e le sembianze del principe Enrico, tornato a bandire Falstaff dal consorzio umano. Niente fate, folletti, fastidi e pizzicotti, ma l’asprezza di una condanna che ribadisce come nell’ordine prestabilito del potere non si trovi posto dove collocare un corpo tanto grande quanto irrazionale e magico. Inizio spettacolo ore 21; si replica il 4 e, alle 17, il 5 novembre (www.teatridisiena.it).