FIRENZE – Il rinnovo delle concessioni non può essere automatico, “ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”.

A stabilirlo la Corte di giustizia dell’Unione europea su una vertenza che coinvolge l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato e il comune di Ginosa (Taranto).
“I giudici nazionali e le autorità amministrative” italiane “sono tenuti ad applicare le norme pertinenti” del diritto europeo, “disapplicando le disposizioni nazionali non conformi”, aggiunge la Corte.

“La sentenza della Corte Europea di giustizia – ha detto l’assessore Leonardo Marras – non aggiunge nulla a ciò che era già chiaro per la gestione delle spiagge italiane, dopo la pronuncia del Consiglio di Stato e l’approvazione della Legge sulla concorrenza dello scorso anno. Anzi, conferma soltanto che l’attuale governo ha perso tempo prezioso invece di dare seguito ai decreti attuativi e indicare la strada ai Comuni per poter eseguire le procedure di selezione nel modo giusto, garantendo da una parte i principi di pubblicità e di partecipazione e, dall’altra, la tutela delle imprese italiane e del valore reale restituito dal loro lavoro a quelle strutture”.

I giudici di Lussemburgo erano chiamati a pronunciarsi sull’interpretazione della legge italiana che prevede la proroga automatica delle concessioni balneari, facendo chiarezza sulla validità, il carattere vincolante e l’effetto diretto della direttiva Ue per i servizi nel mercato interno, nota come Bolkestein. Nella sentenza odierna la Corte ricorda che le disposizioni Ue si applicano “a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo” e che, nel valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili per la messa a bando, i Paesi membri sono chiamati a basarsi “su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati”.

I giudici sottolineano come non sia emerso “alcun elemento idoneo a inficiare la validità della direttiva” europea, e come nell’approvarla, nel 2006, il Consiglio Ue – che rappresenta i Ventisette – abbia “correttamente deliberato a maggioranza qualificata”.  La Corte ritiene inoltre che “l’obbligo per gli Stati membri di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente” per l’assegnazione delle concessioni, e “il divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione” siano “enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva”.

Alla luce di questi elementi, i togati europei hanno dunque stabilito che “i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicare” le disposizioni europee, disapplicando invece “le norme di diritto nazionale non conformi”.