MILANO – Perché non mettere in discussione la filiera del design? Perché non rendere accettabile il lusso che contraddistingue da sempre il design italiano attraverso l’utilizzo di materiali di recupero?

Questi i presupposti da cui muove la riflessione alla base dell’installazione per il Fuorisalone di Milano, Design Fiction, realizzata dal Corso di Design Strategico del Biennio Specialistico di ISIA Firenze, curata dal designer e docente Mirko Tattarini in collaborazione con Formitalia Luxury Group.

Assunta l’insostenibilità connaturata alla disciplina del design (almeno nella sua prima istituzionalizzazione), è urgente la necessità di considerare l’estensione del ciclo di vita degli oggetti, a partire dalla loro concezione, vedendo in essa la chiave primaria per iniziare a scrivere una seconda storia del design. Solo così sarà possibile intervenire in modo proficuo nella filiera del sistema prodotto e tornare a esportare nel futuro buona cultura materiale, anziché solo rifiuti.

“Hackerare un oggetto” significa interpretarlo diversamente rispetto a quanto previsto dalla sua prima progettazione e, in questo modo, svelarne le opzioni, ampliarne le potenzialità di utilizzo, quindi allungarne la vita annullando di fatto la possibilità che divenga obsoleto. E allora ecco l’idea del progetto Design Fiction, allestito presso lo Spazio Daylight di Superstudio Più, a Milano, in via Tortona 27, dal 17 al 23 aprile prossimi: quattordici poltrone hackerate aventi ognuna un proprio simbionte luminoso.

Quattordici designer dunque impegnati da mesi in un lavoro intenso, per un concept profondo e controverso, che affonda le proprie radici nei temi nati dalle istanze del movimento solarpunk e le rielabora alla luce delle considerazioni che ogni designer deve affrontare nelle fasi di progettazione.

E poi infografiche alle pareti a ricordare le complesse condizioni climatiche del nostro Pianeta e le difficoltà di vita che ne derivano, uno stendino a sottolineare la condizione di precarietà vissuta nei campi profughi quotidianamente, le tracce audio, realizzate con la collaborazione del prof. Francesco Bonomi, che riportano le voci di popoli migranti, e infine il tappeto Planet Fiction, disegnato da Mirko Tattarini e realizzato dalla docente Veronica Bogao, con la collaborazione dell’azienda Most e grafiche create sulla base dei dati dei flussi migratori climatici.

I designer delle quattordini poltrone sono invece: Annachiara De Marco, Ludovico D’Oro, Emma Carpignani, Arianna Bechmann, Luisa Balestri, Eulalia Talamo, Irene Schiavinato, Federica Sani, Arianna Pinzi, Marta Panzarin, Ludovica Ottaviani, Eleonora Marsiglio, Raffaele Marra, Sara Gervasi.