FIRENZE – Un concerto sinfonico straordinario segna l’ultimo appuntamento sinfonico in programma prima dell’inizio dell’85ª edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino: sul podio della Sala Grande del Teatro, sabato 1º aprile alle ore 20, Daniel Barenboim per una serata interamente volta a due delle più famose e amate sinfonie di Ludwig van Beethoven.
Sui leggii dell’Orchestra del Maggio, in apertura, la celebre Sinfonia n. 6 in fa maggiore Op. 68, Pastorale, composta tra il 1807 e il 1808 contemporaneamente alla Sinfonia n. 5 e insieme a essa tenuta a battesimo da Beethoven stesso il 22 dicembre del 1808 a Vienna; segue, in chiusura, proprio la celeberrima Sinfonia n. 5 in do minore op. 67: fra le composizioni sinfoniche più identificabili ed eseguite degli ultimi due secoli e oltre, dopo i primi abbozzi risalenti al 1804, il genio di Bonn riprese la sua scrittura nel 1807 e la completò nella primavera dell’anno successivo: una testimonianza della particolare cura e attenzione che Beethoven riservò al suo lavoro, frutto di un lungo processo creativo.
Daniel Barenboim, fra i più apprezzati e applauditi artisti degli ultimi anni, lega il suo nome a quello del Maggio Musicale sin dall’8 febbraio del 1967 quando si esibì – al pianoforte – in un concerto con le musiche di Mozart, Beethoven e Bruckner insieme alla direzione di Zubin Mehta, con cui il maestro Barenboim ha tenuto negli ultimi decenni, oltre a un solido e profondo rapporto personale, anche uno splendido sodalizio artistico. Nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera internazionale Daniel Barenboim si è esibito per diciotto volte al Teatro del Maggio; recentemente, il 6 luglio del 2021, ancora assieme a Zubin Mehta nell’ambito del Ciclo Brahms.
Considerato uno degli artisti più eminenti dei nostri giorni, da decenni, sia come pianista che come direttore d’orchestra, si è esibito nelle più grandi città europee e in tutto il mondo: a 7 anni tiene il suo primo concerto pubblico e, nel 1952, si trasferisce con la famiglia in Israele. A 11 anni è allievo del corso di direzione d’orchestra di Igor Markevitch a Salisburgo, mentre nel 1955-56 studia armonia e composizione con Nadia Boulanger a Parigi. Sempre nel 1952 debutta in campo internazionale con concerti pianistici a Vienna e Roma e quindi a Parigi, Londra e New York. Da allora compie frequenti tournées in Europa, Stati Uniti, Sud America, Australia e in Estremo Oriente. Dopo il suo debutto del 1967 come direttore a Londra con la Philharmonia Orchestra, Daniel Barenboim è chiamato sul podio delle più prestigiose orchestre internazionali: dal 1975 al 1989 è Direttore principale dell’Orchestre de Paris, mentre il suo esordio come direttore d’opera avviene al Festival di Edinburgo nel 1973. Inoltre, dal 1981 al 1999, ritorna ogni anno al Festival di Bayreuth. Dal 1991 al 2006, è Direttore musicale della Chicago Symphony Orchestra; nel 1992 diviene Direttore musicale e artistico della Staatsoper Unter den Linden di Berlino, ruolo che mantiene fino a gennaio 2023, e, nel 2000, la Staatskapelle Berlin lo nomina Direttore principale a vita. Daniel Barenboim ha ampliato, sia in ambito sinfonico che operistico, il repertorio della Staatkapelle, impegnandosi specialmente in cicli di grandi composizioni e dedicandosi non solo al periodo classico-romantico, ma anche alla musica moderna e contemporanea. Dal 2007 al 2014, Daniel Barenboim ha sviluppato un’intensa collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano, di cui è stato, dal 2011 al 2014, il direttore musicale. Dal 2015, inoltre, giovani talenti musicali provenienti dal Medio Oriente hanno la possibilità di studiare alla Barenboim-Said Akademie di Berlino, un’altra iniziativa di Daniel Barenboim.
Il programma:
Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 6 in fa maggiore Op. 68, Pastorale
La Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68 ‘Pastorale’ fu composta tra il 1807 e il 1808 contemporaneamente alla Sinfonia n. 5 e insieme a essa fu tenuta a battesimo da Beethoven stesso il 22 dicembre del 1808 a Vienna. Per evitare che l’appellativo creasse fraintendimenti, Beethoven scrisse di seguito al sottotitolo «più espressione del sentimento che pittura», volendo precisare che la sua nuova creatura sinfonica era ispirata più alle impressioni suscitate dalla Natura che al descrittivismo musicale tout court. Nei cinque movimenti in cui è articolata la Sinfonia n. 6 Beethoven si mette in ascolto della Natura trasfigurando in suono i molteplici sentimenti provati dall’uomo al suo cospetto e il risultato è una pagina di idilliaca bellezza in cui si mescolano sensazioni e ricordi di vita campestre da sempre tanto cari al musicista. Il diletto che ristora il cuore all’arrivo in campagna prende vita in un primo movimento – Allegro ma non troppo – in cui per la prima volta nella produzione sinfonica beethoveniana manca lo scontro dialettico tra primo e secondo tema in favore di due temi parimenti amabili che dialogano armoniosamente. L’Andante molto mosso pare voler sospendere il tempo nella scena al ruscello con quel tema cullante su ritmo di barcarola interrotto solo alla fine dai richiami onomatopeici di usignolo, quaglia e cuculo affidati ai legni. Lo Scherzo esprime tutta la gioia di un’allegra brigata di contadini che danzano festosi finché un temporale non li coglie di sorpresa: tremoli degli archi, scale cromatiche e una brusca virata di tonalità – da fa maggiore a fa minore – offuscano nel quarto movimento l’atmosfera bucolica della Sinfonia. Ma dopo la tempesta ecco giungere nell’ultimo movimento – Allegretto – una pace ritrovata. Il canto che si leva in orchestra è il sentito ringraziamento alla Divinità che ha placato la furia degli elementi ripagando l’animo umano di ogni turbamento.
Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 5 in do minore op. 67
Frutto di un lungo processo creativo, la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 fu composta tra il 1804 e il 1807 ed eseguita per la prima volta il 22 dicembre 1808 a Vienna, diretta dallo stesso Beethoven. L’icastico incipit ha garantito alla Quinta la palma di sinfonia beethoveniana più celebre: quattro note che suonano come un drammatico interrogativo a cui urge dare risposta. E Beethoven risponde, nota dopo nota, con un flusso sinfonico dove il principio dialettico della contrapposizione tematica trova la sua massima espressione e dove i contrasti sono accentuati fino allo spasmo. Se nel primo movimento tutto è conflitto ed energia deflagrante, nel secondo, Andante con moto, c’è spazio per riprendere momentaneamente fiato. L’interrogativo iniziale riappare nuovamente nello Scherzo ma con una veste ritmica diversa che lo rende sempre meno minaccioso. Solo nell’ultimo movimento viene dissipata anche l’ultima e debole ombra. La solarità della tonalità di do maggiore invade lo spazio sonoro e il canto festoso che si leva dall’orchestra ha il sapore della vittoria della luce sulle tenebre, del giusto trionfo alla fine un tortuoso cammino.