FIRENZE – È il 1986. A Firenze, al Teatro di Rifredi, Alessandro Benvenuti debutta in anteprima con un suo monologo su una famiglia un po’ sguaiata e sboccata, riunitasi a Natale tra tensioni, rancori e slanci di tenerezza.

La famiglia è quella dei Gori e il monologo è Benvenuti in Casa Gori, scritto con Ugo Chiti. Un lavoro folgorante che, dopo quasi 40 anni di successi, arriva al Teatro della Pegola dal 7 al 12 marzo. La produzione è del Teatro della Toscana, in collaborazione con Comune di Siena, Teatri di Siena.

Una nuova vita per la famiglia Gori, ancora una volta riunita per questo rito natalizio, l’interminabile pranzo dove vengono serviti crostini e prosciutto, dissapori e desideri repressi, tortellini in brodo e questioni di interesse, pollo arrosto e antichi rancori. Un omaggio all’ironia, alle dispute e alla schietta manifestazione degli affetti nella provincia toscana.

Dunque, in occasione del tradizionale pranzo di Natale, i Gori si riuniscono intorno a una tavola imbandita. Sono presenti Gino Gori, sanguigno e pronto a collere rapide, sua moglie Adele e il figlio sballato Danilo, accompagnato da Cinzia, la sua giovane fidanzata. Nella casa vive il novantenne Annibale, padre di Adele, ex combattente della Grande Guerra. Ci sono poi Bruna, l’altra figlia di Annibale, con il marito Libero Salvini, la loro figlia, Sandra, con suo marito, Luciano Frittelli, un bigotto che fa il parrucchiere, e la loro figlioletta Samantha.

Vicino all’albero, ogni anno preparato con rabbiose cure da Gino, e davanti a piatti squisiti, preparati dalla paziente Adele, tutto dovrebbe andare bene. Fra una portata e l’altra, però, cominciano a parlare del passato, del presente e di antichi dissapori. Così, ben presto, le antipatie, le invidie, le gelosie, rimaste per anni inespresse, si scatenano e il giorno di festa, cominciato in allegria, strada facendo si colora di tinte forti, fra litigi, urla e offese. Alla fine gli equilibri si ricompongono, ricuciti alla bell’e meglio.

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