SIENA – «Uno spettacolo un po’ circo un po’ teatro canzone, dove una band di cinque musicisti, con gli arrangiamenti di Paolo Silvestri, permette ad Elio, filosofo assurdista e performer eccentrico, di navigare sul repertorio dell’amato Jannacci.

Un nume tutelare e padre putativo di quella parte della storica canzone d’autore che mai si è vergognato delle gioie della lingua e del pensiero, o dello sberleffo libertario. Anzi considera il comico, anche in musica, non un ingrediente spensierato ma un potente strumento dello spirito di negazione, del pensiero divergente che distrugge il vecchio e prepara al nuovo». Il regista Giorgio Gallione racconta ‘Ci vuole orecchio. Elio canta e recita Enzo Jannacci’, lo spettacolo che mette in scena il 3 marzo al Teatro dei Rinnovati.

Enzo Jannacci, il poetastro come si definiva, è stato uno dei cantautori più eccentrici e personali della storia della canzone italiana, popolare e anticonformista, capace di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia.

Un Buster Keaton della canzone, nato dalle parti di Lambrate, rivisitato, reinterpretato e ‘ricantato’ da Elio. Jannacci è anche l’artista che ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni ‘60 e ‘70, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline. ‘Roba minima’, diceva Jannacci: barboni, tossici, prostitute con le calze di seta, ma anche cani coi capelli o telegrafisti dal cuore urgente.

Sul palco, nella coloratissima scenografia di Giorgio Gallione, con Elio una bizzarra carovana sonora: Alberto Tafuri al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono, Giulio Tullio al trombone. I cinque musicisti accompagnano lo scoppiettante confronto tra due saltimbanchi della musica alle prese con un repertorio umano e musicale sconfinato e irripetibile, arricchito da scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali: da Umberto Eco a Dario Fo, da Francesco Piccolo a Marco Presta, a Michele Serra. Uno spettacolo giocoso e profondo perché ‘chi non ride non è una persona seria’.

«Sovversione del senso comune, mondo alla rovescia, ludica aggressione alla noia e ai linguaggi standardizzati, ma senza temere di creare disagi o generare dubbi. Nel panorama infinito delle figure che abitano l’universo Jannacci trovano posto anche personaggi dolenti, clown tristi e inadeguati che spesso inciampano nella vita – spiega Gallione -. Lo spettacolo è un viaggio in questo pantheon teatralissimo dove per vivere ‘ci vuole orecchio’ e da saltimbanchi si vive e si muore».

Inizio spettacolo alle 21; si replica il 4 e, alle 17, il 5 marzo www.teatridisiena.it