FIRENZE – C’è apprensione per lo stop al superbonus deciso dal Governo. A ogni livello. Dalle associazioni di categoria alla Regione.
“Con questa decisione – ha affermato l’assessore regionale Leonardo Marras – il governo rischia di mettere sul lastrico piccole imprese e famiglie italiane. Insieme ad altre Regioni, proprio in questi giorni, avevamo chiesto linee guida che consentissero, con adeguate garanzie, di sbloccare la situazione ed aiutare imprese e privati che si trovano in una situazione oggettivamente difficile e dalle possibili pesanti ripercussioni, economiche e sociali. Oggi invece tutto è bloccato”.
Quindi gli appelli al “Parlamento affinché riapra la partita della cessione dei crediti fiscali anche concedendo strumenti e garanzie a Regioni ed enti locali per poterli acquistare”, e ai consiglieri regionali del centrodestra che, “invece di ritirare in tutta fretta mozioni ed interrogazioni che ci chiedevano di attivarsi per l’acquisto dei crediti, cosa che stavamo appunto facendo, ci aiutino ora a far cambiare idea al governo”.
Secondo le stime dell’Associazione nazionale costruttori edili in Italia ci sono oltre 15 miliardi di crediti bloccati e gli effetti macroeconomici potrebbero essere estremamente preoccupanti: 25.000 imprese a rischio fallimento e 130.000 posti persi nel settore delle costruzioni. Una situazione che, anche nel Senese, provocherà problemi su centinaia di cantieri, imprese, lavoratori e famiglie.
Sulla stessa lunghezza d’onda, Giacomo Cioni: “Una norma devastante”. Il presidente di Cna Firenze poi rincara la dose: ““Una decisione che mette in sofferenza le imprese, le famiglie che stanno dietro a queste imprese e tutti i cittadini che hanno colto questa occasione per efficientare il loro patrimonio edilizio. Lato imprese si tratta di un esercito: considerando solo il comparto costruzioni, 15.304 nella Città Metropolitana di Firenze, impegnate, per grandissima parte, con i lavori di Superbonus e bonus edilizi. A maggior ragione le pmi di settore (solo le imprese artigiane costituiscono il 67% del totale del comparto), che, come noto, hanno scarsa possibilità di accesso ad altri tipi di lavori, come quelli legati agli appalti pubblici”.