FIRENZE – Vegano, fruttariano o semplicemente educato. L’algoritmo di Facebook deve essersi proprio sentito male quando ha dovuto elaborare la parola Finocchiona.

Un sussulto digitale deve averlo attraversato nel momento esatto in cui ha deciso di bloccare quello, che per il suo bon ton, è stato classificato come un insulto bello e buono. “Mica posso mostrare ai miei milioni di amici, questa brutta parola” avrà calcolato compiacendosi e di conseguenza quella campagna di promozione della Finocchiona, il salume tipico toscano a base di carne di maiale e semi o fiori di finocchio, è stata immediatamente bloccata.

L’ha presa con ironia ma nemmeno troppa, Stefania Saccardi, assessore all’agricoltura della regione Toscana, insaccato della cui tradizione la Finocchiona Igp è un fiore all’occhiello. “L’algoritmo di Facebook ha censurato una campagna di promozione della Finocchiona perché secondo la sua “intelligenza” artificiale il nostro eccellente insaccato sarebbe un insulto – ha detto la vice presidente della regione – Se la finocchiona fosse un’offesa, in Toscana saremmo spacciati. W la finocchiona e tutti i salumi toscani. Che piaccia o non piaccia all’intelligenza artificiale. Ce ne faremo una ragione” ha glissato.

Sottolineature a parte, verrebbe da chiedersi su quante altre parole il ‘nostro algoritmo’ intenda (volontariamente?) fischi per fiaschi. Nel dubbio, proviamo a rinfrescargli la memoria e a restituire alla Finocchiona quello che è della Finocchiona.

Se dici Toscana, dici Finocchiona. E non da oggi. L’origine di questo legame risale infatti al Medioevo, quando i norcini per sopperire all’uso del più raro e costoso pepe, pensarono di aggiungere all’impasto quello che Madre Natura metteva a disposizione: i semi di finocchio. Nasceva così la Finocchiona che, nel corso dei secoli successivi, fu ancor più apprezzata e amata, diventando la ‘regina’ delle tavole imbandite nobiliari.

Si racconta che nel Quattrocento, anche Niccolò Machiavelli fosse un grande estimatore di questo salume, tanto da non farlo mai mancare durante i pasti. L’uso comune del termine ‘Finocchiona’ si ritrova anche in molte testimonianze storiche tra Ottocento e Novecento. Basti pensare che nel 1875 la Finocchiona viene citata nel Vocabolario della lingua parlata di Rigutini e Fanfani, mentre nel 1878 entra a far parte del Dizionario Pirro Giacchi’. Anche il Vocabolario degli Accademici della Crusca, edizione 1889, rende omaggio alla Finocchiona, sottolineando il suo legame con la Toscana. In epoca moderna un ulteriore riconoscimento alla tipicità della Finocchiona è stato dato dalla Treccani che nel 1956 la inserisce come ‘Salume tipico toscano’ nel Dizionario Enciclopedico Italiano.

L’Indicazione Geografica Protetta è il marchio di qualità europeo che tutela e garantisce allevatori, produttori e consumatori. L’Unione Europea ha riconosciuto nel 2015 alla Finocchiona l’IGP (Indicazione Geografica Protetta) certificando il profondo legame con il territorio in cui si produce.

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