ROMA – Da tradizione l’Italia e il cibo vanno a braccetto. Quasi sempre a proposito, anche se negli ultimi 20 anni il Paese ha un primato non invidiabile: quello che ne ha sprecato di più a livello europeo.
Secondo il rapporto della World Organization for International Relations, ente fondato nel 1978 con l’obiettivo di preservare la pace nel mondo, sono 272 le tonnellate di alimenti gettati via. Sul podio dello sperpero seguono poi la Spagna (235 milioni) e la Germania (230 milioni). All’Italia va il primato assoluto nello spreco di frutta e verdura. Mentre sui cereali, con 1 milione di tonnellate di spreco medio annuo, è seconda dopo la Germania, che ne butta circa il doppio.
Il nostro Paese è secondo, dopo la Spagna, in quanto a spreco di colture oleaginose. Terzo invece, dopo Germania e Francia, per gli sprechi di prodotti caseari e uova (rispettivamente 800 mila e 188 mila tonnellate). E poi ancora è terza, dopo Spagna e Francia, per lo spreco di pesce (400 mila tonnellate) e di barbabietola da zucchero (280 mila tonnellate).
“Si tratta di una questione etica, ma lo sperpero di cibo porta anche ad un ingente danno economico e ad un irreparabile danno ambientale che innesca un effetto domino capace di produrre carestie ed eventi climatici estremi”, sottolinea Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, presidente e segretario Generale della Woir.
A livello globale, lo spreco alimentare è infatti responsabile di 5 miliardi di tonnellate di gas serra emessi in atmosfera e di un consumo di acqua pari a circa 200 miliardi di metri cubi. L’organizzazione per sensibilizzare governi e opinione pubblica sulla tematica, ha proclamato il 2023 “Anno del cibo”.