penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

Boom di libri che parlano di cucina. L’anno scorso ne sono stati pubblicati 1048, il doppio rispetto a dieci anni fa. Un tipo di editoria spesso a traino di trasmissioni televisive (solo sui canali generalisti se ne contano 34) in cui il cibo più che gusto, cultura, conoscenza è divenuto semplicemente spettacolo. E vabbè.

Era solo il 1891 quando Pellegrino Artusi pubblicò a proprie spese il suo ricettario intitolato “La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene”. Piccolo capolavoro, oltreché gastronomico, anche letterario, sociale, di costume. Lo si continua a stampare ed è stato calcolato che le copie vendute ammontino a circa 1 milione e 300mila. Il buon Artusi rammentava che due sono le funzioni principali della vita: la nutrizione e la propagazione della specie. E che ambedue conveniva farle al meglio.

La cucina è una bricconcella; spesso e volentieri fa disperare, ma dà anche piacere, perché quelle volte che riuscite o che avete superata una difficoltà, provate compiacimento e cantate vittoria. Diffidate dei libri che trattano di quest’arte: Sono la maggior parte fallaci o incomprensibili, specialmente quelli italiani; meno peggio i francesi: al più al più, tanto dagli uni che dagli altri potrete attingere qualche nozione utile quando l’arte la conoscete. Se non si ha la pretesa di diventare un cuoco di baldacchino non credo sia necessario per riuscire, di nascere con una cazzaruola in capo basta la passione, molta attenzione e l’avvezzarsi precisi: poi scegliete sempre per materia prima roba della più fine, che questa vi farà figurare. Il miglior maestro è la pratica sotto un esercente capace; ma anche senza di esso, con una scorta simile a questa mia, mettendovi con molto impegno al lavoro, potrete, io spero, annaspar qualche cosa.

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Due sono le funzioni principali della vita: la nutrizione e la propagazione della specie; a coloro quindi che, rivolgendo la mente a questi due bisogni dell’esistenza, li studiano e suggeriscono norme onde vengano sodisfatti nel miglior modo possibile, per render meno triste la vita stessa, e per giovare all’umanità, sia lecito sperare che questa, pur se non apprezza le loro fatiche, sia almeno prodiga di un benigno compatimento.

 

[da La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi]