A sinistra il docente dell'Università di Siena

SIENA – Siena renderà omaggio a Enzo Tiezzi venerdì 30 settembre, con l’intitolazione della piazzetta antistante il complesso didattico universitario di Pian dei Mantellini.

Un momento voluto dalla comunità accademica in onore del chimico. Figura attuale anche ai giorni nostri, come ricorda Simone Bastianoni, professore ordinario del Dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente nell’ateneo senese.

Professore, che cosa significa la piazzetta intitolata a Enzo Tiezzi?
“Significa ricordare uno degli elementi di spicco dell’Università di Siena e un pioniere di quegli argomenti, sulla sostenibilità, che sono così attuali oggi ma erano poco diffusi negli anni Ottanta”.

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Chi è stato Enzo Tiezzi?
“Non mi è semplice, perché l’ho frequentato per tanti anni. Comunque, è stato un maestro, perché era una persona che non perdeva mai l’occasione di insegnare qualcosa. Allo stesso tempo però, era sempre pronto a imparare. Lui partì per gli Stati Uniti per fare risonanze magnetiche, che poi ha importato in Italia. Era però convinto che la chimica dovesse anche occuparsi dei problemi dell’uomo”.

Cosa ha lasciato alla comunità di Siena?
“Ha lavorato perché Siena fosse all’avanguardia sulla sostenibilità. Insieme abbiamo fatto a inizio degli anni Duemila uno dei primi studi in materia al mondo. L’altro suo grande merito, con la credibilità conquistata nel campo scientifico, l’aver saputo trainare una comunità accademica. Il Mangia d’oro che la città gli ha riservato nel 2008, credo sia la testimonianza della traccia lasciata”.

Tiezzi è ricordato anche per le posizioni “scomode” su diversi argomenti. Era realmente così?
“Certo, una persona totalmente libera. Ha sempre ragionato in un’ottica di sistema complessiva, guardando le cose con il macroscopio. Qualche volta ha preso posizione che non sono state comprese, proprio perché non le vedeva dall’angolazione tipica”.

Sette mesi fa, all’indomani dello scoppio della guerra, disse che l’Italia dove investire sulle rinnovabili. Da allora cosa è cambiato?
“Ne sono ancora più convinto. Abbiamo perso sei mesi di tempo. E questo periodo pesa tanto. Era l’occasione per una svolta. Invece della soluzione permanente, abbiamo optato per soluzioni tampone che ci vincoleranno per anni a dipendere dai fossili. Mi sarei aspettato di vedere un’accelerazione della transizione sfruttando il fatto che le energie rinnovabili costano molto meno di quelle tradizionali. Credevo che un primo ministro economista potesse mettere mano alle leve economiche del Paese per cambiare la strategia energia dell’Italia”.

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Oggi si annunciano rialzi a doppia cifra per l’energia, mentre il ministro Cingolani chiede un tetto al prezzo del gas
“Il nostro errore è affrontare i problemi al contrario. Non si cura la causa, ma si cerca soltanto di lenire gli effetti. Se si lascia al mercato la decisione il costo dell’energia, che è una risorsa limitata, le conseguenze sono immaginabili. Sono i riflessi di un mercato libero”.

Gli attacchi ai gasdotti Nord Stream riportano all’attenzione la questione del gas russo. Rispetto all’inizio della guerra siamo allo stesso punto di partenza?
“Direi che la situazione è peggiorata, perché gli spazi di manovra sono diminuiti. Ci siamo rivolti a Paesi con governi dittatoriali: non mi sembra un grande risultato. Oggi sul Fatto Quotidiano, il collega Ugo Bardi mette in relazione alcuni periodi storici del Novecento con quello che sta succedendo adesso. Questa volta è la Russia, in passato altre potenze. Ne siamo usciti sempre male. Credo sia il caso di arrivare a una maggiore indipendenza energetica”.

Se non ce l’ha fatta un governo tecnico a cambiare questo paradigma, perché ce la dovrebbe fare uno politico come quello che entrerà in carica a breve?
“Perchè è nell’interesse dei cittadini e i cittadini votano. Sono convinto che un cittadino che è proprietario dell’energia così come lo è di casa sua, sia più contento. Se il governo trova le leve economiche per applicare questa strategia, politicamente è un fatto spendibile”.

Però non si riesce neanche ad avere un’opinione condivisa sul rigassificatore di Piombino
“Con un rigassificatore nel porto, se fossi un abitante di Piombino, anche io non mi sentirei al sicuro”.