SIENA – Il campanello di allarme sarebbe contenuto in una nota dei revisori dei conti. Al management di Mps sarebbe stato proposto di dimezzare il patrimonio: da poco più di 9 a meno di 5 miliardi.

Revisione dovuta a perdite pregresse che sarebbero saltate fuori nei recenti controlli sullo stato dell’istituto di credito. Procedura necessaria per legge prima di ogni aumento di capitale. Quello di Rocca Salimbeni è in programma tra ottobre e novembre, dopo il via libera dell’assemblea degli azionisti convocata il prossimo 15 settembre.

Ricapitalizzazione da 2,5 miliardi: un’operazione che visti gli ultimi sviluppi, si potrebbe svolgere in due parti. In pochi mesi lo scenario ottimistico delineato dall’ad Luigi Lovaglio si sarebbe quindi capovolto. Lo è quanto meno per il mercato, con il titolo di Montepaschi che in pochi giorni ha perso più del 10%. Sintomo di una presunta sfiducia degli investitori, che non reputerebbero di poco conto il problema emerso a livello patrimoniale.

La certezza, in questo quadro nebuloso, è rappresentata dal Tesoro che in quanto azionista di maggioranza, darà seguito all’aumento per la propria parte di competenza, ovvero 1,6 miliardi. Gli altri 900 milioni sarebbero stati in capo ai privati, con Lovaglio che nelle scorse settimane si era speso in prima persona in una serie di viaggia per portare a casa risposte affermative.

L’istituto di credito senese può contare su un consorzio di garanzia, composto da banche e società di affari, che si farebbe carico del capitale inoptato. Una via di uscita non così piacevole, viste le premesse. Se poi si muovesse anche la Bce, le conseguenze potrebbero essere anche peggiori.