LUCCA – Addio alla Banca del Monte di Lucca. I Consigli di amministrazione di Bper, Carige e dell’istituto di credito lucchese hanno dato il via libera alla fusione.
Dopo 533 anni di storia scompare così una realtà intrinseca nel territorio di appartenenza. La destinazione è un’incorporazione all’interno della società emiliana, che già detiene il 94,4% di quella ligure (a sua volta azionista di riferimento del banco lucchese). “L’attuazione della fusione consentirà di realizzare pienamente gli obiettivi dell’acquisizione, ossia il rafforzamento competitivo e la crescita in territori limitatamente presidiati, il conseguimento di sinergie di costo e di ricavo, garantendo nel contempo il mantenimento di un elevato profilo di solidità patrimoniale”, hanno fatto sapere da Bper.
Le banche hanno anche stabilito i rapporti di cambio nelle seguenti misure: 0,360 azioni ordinarie Bper per ogni azione ordinaria di Carige, pari a 9 azioni ordinarie Bper ogni 25 azioni ordinarie di Carige; 11.234 azioni ordinarie Bper per ogni azione di risparmio di Carige oppure 10.785 azioni privilegiate Bper per ogni azione di risparmio di Carige; 0,045 azioni ordinarie Bper per ogni azione ordinaria di Bml, pari a 9 azioni ordinarie Bper ogni 200 azioni ordinarie di Bml.
Contro la fusione si è mossa l’associazione dei piccoli artigiani e dei coltivatori diretti, che in lungo comunicato ha argomentato le ragioni per impedire questa operazione. “È in atto un processo di ‘desertificazione’ bancaria, con migliaia di paesi che non hanno più uno sportello bancario, costringendo specialmente gli anziani a spostamenti importanti o all’uso del digital banking per molti ancora difficile. In realtà un disservizio, che si unisce all’indebolimento dei servizi sanitari territoriali, dei servizi scolastici, dei punti commerciali, dei servizi di trasporto pubblico, rendendo la vita ed il futuro delle periferie e dei paesi di collina sempre più difficile – ha affermato l’associazione -. A questo punto, tutto è in mano ai soci di minoranza della banca, cioè le fondazioni lucchesi. Queste gestiscono un patrimonio che proviene dal territorio e si è creato nel territorio. E con il territorio dovrebbero raccordarsi, almeno sulle decisioni straordinarie (e la vendita è l’operazione più straordinaria di tutte). Oltretutto le fondazioni hanno in mano il futuro della Banca del Monte, dato che lo statuto della stessa banca impedirebbe di fatto la fusione senza un accordo tra i soci”. Un messaggio rimasto inascoltato.