SIENA – Ministro, sottosegretario e una lunga esperienza politica. Ambito che Valdo Spini non ha mai abbandonato e oggi, da presidente della Fondazione Circolo Rosselli, punto di riferimento per l’area del socialismo riformista, guarda con interesse a ciò che sta avvenendo al Governo.
Presidente, a che cosa stiamo assistendo?
“A una situazione precipitata velocemente e dove neanche un presidente di prestigio come Sergio Mattarella è riuscito a porre rimedio. Quindi, si attende lo scioglimento delle Camere e poi la data delle elezioni”.
Si andrà a votare con il Rosatellum, un sistema misto che non garantisce la governabilità. Quindi che succede?
“Aggiungerei che ci sarà una significativa riduzione dei parlamentari. Il combinato disposto di questi due elementi probabilmente ha dei riflessi negativi anche sulla rappresentanza territoriale. In più essendoci pochi margini di scelta per l’elettore, potrebbe non favorire l’affluenza al voto. Sarebbe stato meglio un sistema proporzionale con le preferenze”.
Di fronte a tutto ciò, è possibile prevedere una frammentazione o ci sarà un vantaggio per i partiti più grandi?
“Il Rosatellum nei collegi maggioritari obbliga alle coalizioni altrimenti non si può correre. Tutto sta a vedere se dopo questi raggruppamenti poi tengono. In questo momento il problema soprattutto per il centrosinistra dopo la decisione del M5S di negare la fiducia al Governo Draghi. Il Pd dovrebbe fare una convenzione dei democratici e dei socialisti, il nome che ha il gruppo in Europa. Ovvero aprire la porta a chi sente i valori di giustizia e libertà. Non sarà una scelta facile comunque quella delle alleanze”.
Rivedremo il centro?
“Il centro lo si può rivedere, ma la legge elettorale non gli è favorevole per lo meno nei collegi uninominali”.
Salvini e Berlusconi sono pronti a lasciare campo a Giorgia Meloni?
“In partenza sembrano tutti insieme. Almeno questo ci dice l’uscita di alcuni personaggi importanti come i ministri Gelmini e Brunetta da Forza Italia. Il vero problema di queste coalizioni è la tenuta nel lungo periodo. Io non sono un fanatico del proporzionale, ma in questa situazione, con uno sbarramento definitivo e preferenze, avrebbe convinto i partiti a dare il meglio di sé e poi guardare alle alleanze. Penso che tra Salvini e Meloni la spartizione dei collegi uninominali non sarà semplice”.
Il Paese ha imparato dall’esperienza del Movimento Cinque Stelle?
“Sicuramente non hanno più il seguito che avevano all’inizio della legislatura. Le settimane che seguiranno saranno decisiva di assicurare solidarietà ed inclusione. Quello è il segreto per contrastare il populismo”.
Ci siamo giocati il Draghi bis?
“E’ difficile da dirlo, ma per come è stato mandato via, in ogni caso è un grande autogol. La responsabilità è di determinate forze politiche”.
Draghi ha commesso degli errori?
“Forse quello di prendere di punta alcune forze politiche. Ci sta però che abbia prevalso anche un certo logoramento del premier. Semmai, l’appunto che gli posso fare è grammaticale. Non avrei detto “sono qui perché gli italiani me lo chiedono”, ma ‘sono qui finché me lo chiedete voi. E appena non lo fate più, me ne vado”.
Si vota per la prima volta in autunno nella storia della Repubblica. Chi ne esce favorito?
“Ci siamo trovati in questo periodo un elettorato mobile. Da questo punto di vista mi auguro e spero che possano essere premiate le forze che hanno dimostrato serietà”.