VOLTERRA – Una vertenza che viaggia sulle montagne russe da mesi, tra trattative saltate come tappi, tentativi di riconciliazione sfumati e un fresco esposto-denuncia al tribunale del lavoro di Pisa per ‘comportamento anti sindacale’ che le organizzazioni sindacali aziendali di Cassa di Risparmio di Volterra hanno presentato contro l’azienda.

La prima udienza è fissata al prossimo 13 luglio, mentre i dipendenti della storica banca di Volterra (Pisa) tornano a incrociare le braccia questa mattina nel cuore della città, in piazza San Giovanni, con un sit-in di protesta. I nodi non si sciolgono riguardo il piano industriale apparecchiato della Cassa che, nei mesi passati, ha portato i sindacati sul piede di guerra per “i tagli dei costi pagati esclusivamente dai lavoratori, dalla clientela e dal territorio”. Cinque mesi dopo, le trattative riprese con fatica si arenano di nuovo e i dipendenti tornano a dare vita a una giornata di sciopero, la prima di una serie di iniziative di protesta.

Le sigle sindacali parlano con schiettezza di “dichiarazioni concilianti da parte dell’azienda nel voler riavviare la trattativa che non corrispondono ai fatti reali”. I nuovi punti salienti che hanno spinto allo sciopero e a presentare la denuncia al tribunale del lavoro di Pisa riguardano “l’aver disdettato l’accordo sulla previdenza complementare e aver ridotto unilateralmente l’aliquota della contribuzione aziendale, l’aver annunciato la disdetta a partire dal 31 agosto di ulteriori quattro accordi di secondo livello ed in particolare quello sul part-time, sulla mobilità dei lavoratori, sulla rappresentanza sindacale e sui diritti sindacali e di assemblea dei lavoratori, l’aver inquinato le relazioni sindacali attraverso l’adozione di un metodo inaccettabile: invece di convocare i sindacati per aggiornare o modificare gli accordi esistenti mantenendoli in vigore fino al raggiungimento di nuovi accordi, adesso Crv ne preannuncia la disdetta e al tempo stesso si dice disponibile al confronto ed al negoziato”.

I vertici di Crv precisano, dal canto loro, di “aver mantenuto e ancora mantenere le tutele basilari, anche a garanzia dell’equità delle trattative in essere. Crv è certa che le sigle sindacali comprendano che prorogare contratti in alcuni casi stipulati 20 anni fa senza allinearli alle necessità correnti significherebbe ignorare completamente il mutato contesto di mercato che già da anni si è delineato. Non solo, questi accordi obsoleti creano oggi incertezza e poca chiarezza, generando gravi inefficienze e quindi ulteriori costi per l’istituto, pesando negativamente sui bilanci. A beneficio della competitività e della produttività della banca è importante quindi disegnare un corpo organizzato di regole a cui fare riferimento: questo è proprio ciò che Crv ha proposto ai sindacati. La banca confida che i nuovi accordi potranno avere forma e contenuto ben diversi dagli attuali: adeguati ai tempi che la banca vive, al mutato mercato pur preservando i diritti e le esigenze dei lavoratori. Prorogare e rinviare ancora le trattative non fa bene a nessuno perché non fa altro che ritardare il percorso che porterà la banca a tornare in profitto”.