SIENA – «La mia arte è dedicata al mondo islamico, alla preghiera, alle decorazioni ottomane. L’interpretazione dei cavalli segue i ritmi bidimensionali della pittura bizantina, decorati con tecnica originale, contraddistinta da campiture materiche in rilievo, che evocano i mosaici, gli smalti, le decorazioni delle ceramiche, i tappeti.

Ho scelto il cavallo come simbolo di unione tra Oriente e Occidente, ispirato ai cavalli di San Marco, opere bizantine divenute emblemi di Venezia». Luigi Ballarin, pittore, veneto di nascita cittadino del mondo con la sua arte, racconta ‘La mossa del cavallo’, la sua personale al Complesso Museale Santa Maria della Scala. E mai quest’anno una rassegna a Siena è stata più giusta. In mostra, trenta opere inedite, con il cavallo protagonista tra sagome e tappeti, decori minuziosi e disegni geometrici. Un omaggio importante con l’inaugurazione decisa in un periodo strategico quando la città, dopo aver celebrato il ritorno del Palio, attende di nuovo la carriera dell’Assunta.

L’esposizione, promossa dal Comune di Siena, dal sindaco Luigi De Mossi e dell’assessore alla Cultura Pasquale Colella Albino, testimonia la personale e costante ricerca dell’artista, dimostrando un sapiente equilibrio tra tradizione e sperimentazione.

«Ciò che più affascina delle opere di Ballarin e che lo lega indissolubilmente alla nostra città – dice il sindaco De Mossi -, è la forza evocativa del cavallo, inteso come simbolo di perfezione geometrica e spirituale. Per un senese, la sua corsa rappresenta la vita: intesa come attesa, desiderio, speranza, dolore e gioia. La vita collegata alla nostra Festa, il Palio. Le storie raccontate da questa mostra si sposano con le nostre radici e i nostri valori. La vitalità, evocata dai colori e dai movimenti dipinti dal maestro Ballarin, racconta un equilibrio tra tradizioni. La cultura bizantina e quella italiana si fondono in un’unica scena, cercando di rappresentare le diverse sfumature della realtà che ci circonda».

La produzione artistica di Ballarin, tra contrasti cromatici, forme essenziali ed equilibrati movimenti, è intrisa di arte e di storia. Le sue forme, i suoi colori, collegano Oriente e Occidente, assorbono influssi stilistici di altre culture, in primis quelle bizantina e turca. Il suo lavoro diventa ‘meta-arte’: arte che guarda all’arte, con il cavallo radice e sintesi.

«Un gioco delle forme prende il sopravvento, sulle sagome che, accampate sul fondo dei quadri, sembrano evocazioni di una realtà riconoscibile: quella del cavallo, del tappeto, … – spiega la curatrice Michelina Simona Eremita -.La loro funzione è quella di stabilire il punto di risonanza del colore: vibrante, grazie alla tecnica della stesura e cottura degli smalti, sembra disciplinato all’interno delle linee geometricamente concluse. Alla forma, in questo caso geometrica, cerchi, rettangoli, quadrati, …, appare affidato il compito di ordinare e amalgamare ciò che potrebbe essere pura materia, cioè il colore, allo stato libero. La sagoma, invece, deve evocare ciò che rimanda ad immagini di spiritualità: il tappeto; o di indomita libertà dello spirito: il cavallo».

Grazie alle tecniche miste e all’uso dell’acrilico e dello smalto, Ballarin rende insolite le sue decorazioni: imprecise da vicino ma perfette da lontano. «Altri dipinti raccontano – aggiunge il maestro – il Medio Oriente. La mia pittura diventa una sorta di riflessione silenziosa, con immagini create da piccoli tocchi di pennello, che costellano raffigurazioni quasi astratte».

All’interno della sala è proiettato in loop un breve video realizzato, in occasione dell’esposizione, dalla Busacca Produzioni Video – Trento. Fino all’11 settembre (www.santamariadellascala.com).