VERONA – Rispetto ad uno scoring di competitività della filiera vitivinicola italiana pari a 68, sono sei le regioni che si posizionano sopra a tale media: Veneto (89), Toscana e Trentino Alto Adige (77), Piemonte (72), Sicilia (69) ed Emilia Romagna (68, valore analogo alla media nazionale).
Lo sottolinea uno studio sulle regioni italiane del vino presentato oggi in un convegno in Fiera a Verona, nell’ambto del Vinitaly 2022.
L’analisi di oltre 60 indicatori (produttivi, strutturali, economici e di mercato) necessari alla formulazione dello scoring, mette in luce la vocazione e specificità delle regioni vinicole italiane, patrimonio di valori socio-economici in grado di generare benessere per le comunità locali e nello stesso tempo essere un fattore competitivo nel mercato globale.
Una ricerca che continua il percorso di analisi sul posizionamento competitivo delle filiere agroalimentari avviato da Unicredit e Nomisma, che dopo aver presentato nel corso del Vinitaly Special Edition di ottobre 2021 il super-indice Agri4Index sul posizionamento della della filiera vitivinicola italiana rispetto ai competitor europei, ha analizzato la declinazione territoriale della ricerca, focalizzata sullo scoring delle regioni.
Nel dettaglio, se il Veneto primeggia nelle dimensioni strutturali e produttive (prima regione per estensione del vigneto, produzione di vino, numero di viticoltori) oltre che nel contributo al fatturato complessivo del settore (36%), la Toscana presenta la percentuale di valore aggiunto su fatturato più alta (31%) tra le regioni, indicatore che esprime una maggior integrazione verticale delle imprese vinicole, ossia la produzione sia di uva che di vino. Rispetto ai modelli imprenditoriali ed organizzativi, l’Emilia Romagna esprime il fatturato medio per cooperativa vinicola più elevato (circa 37 milioni di euro per cooperativa) mentre va alle Marche il primato per le aziende viticole specializzate con l’estensione media più rilevante (17 ettari di vigneto).
Restando in ambito agricolo, Veneto e Liguria rappresentano invece le regioni con l’incidenza più alta di aziende viticole condotte da giovani, rispettivamente con il 17% e 13% del totale. Le regioni dell’arco alpino (Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Piemonte) sono quelle con la percentuale più alta di produzione di vini Dop sul totale regionale (oltre l’80%), mentre spetta a Calabria e Marche l’incidenza più elevata del vigneto “bio” su quello regionale (39% e 36%).