SIENA – Per un Letta che arriva, ci sono dieci iscritti al Pd che escono. Il segretario, in visita domani a Siena, non li troverà ad aspettarlo.

E con loro, tanti altri rappresentati che non avrebbero ricevuto l’invito. Se questa comunque è una questione da affrontare tra 24 ore, la giornata odierna ci racconta che il malumore è diventata una frattura insanabile. Non basta nemmeno la mezza porta aperta a presagire una ricomposizione prima del voto amministrativo del prossimo anno. “Il nostro non vuole essere un addio – hanno scritto i fuoriusciti in una lettera -, ma un arrivederci a quando il partito senese riuscirà a mettere da parte le sue divisioni interne, a quando sarà in grado di offrire spazio alle professionalità, alle competenze, alle qualità e alla passione politica invece che imporre continui veti, a quando sarà in grado di aprire reali confronti sui temi e sulle problematiche”.

Una scissione che viene da lontano, forse anche prima del congresso comunale che ha riconfermato Massimo Roncucci alla guida. Chi ha vinto ha lasciato intendere che le cose si potessero sistemare da sole, ma era evidente che non poteva accadere. Già dalla composizione delle segreteria comunale. Il punto semmai non è in chi si è fatto da parte, ma in chi resta. E’ palese che quel gruppo che fa riferimento a Guido Leoncini, ma anche a Bruno Valentini, sia sempre più lontano da chi prende le decisioni.

Una situazione riassunta in un altro passaggio della lettera: “Ormai da anni assistiamo a ogni livello a una sempre maggiore insofferenza verso le differenti sensibilità politiche e opinioni, ad autoreferenzialità, a una lontananza dalla base, a una distanza dalle reali esigenze del Paese e particolarmente da quelle degli strati di popolazione più in difficoltà, a personalismi, a carenza di lungimiranza, a ricerca del consenso immediato in occasione delle varie tornate elettorali, a incapacità di analisi critica rispetto alle sconfitte riportate”.

Sembra quasi che il 2018 non abbia insegnato niente. Il Pd era diviso allora, come lo è adesso. In quel caso la frattura mandò allo sbaraglio Valentini, consegnando la città al centro-destra dopo 70 anni. Adesso c’è un anno alle elezioni. Il percorso per pianificare la rivincita inizia. Tra porte chiuse e addii, la strada rischia di essere già in salita.