MESTRE – Una strage. Non c’è altra parola per definire la striscia di sangue che si registra sui luoghi di lavoro. Nel primo bimestre dell’anno sono morte in Italia 114 persone, due in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

In crescita netta anche le denunce per infortunio, salite di quasi il 50%. Tra i deceduti, 85 sono quelli che hanno perso la vita durante l’attività, mentre 29 durante i trasferimenti. Tra le Regioni più colpite, in testa la Lombardia con 20 vittime, seguita da Toscana (10) ed Emilia Romagna (8). Se si fa un calcolo in base alla media nazionale (3,7 morti ogni milione di lavoratori), da zona rossa sono Molise, Toscana, Sicilia e Marche. Il settore con più morti è quello dei trasporti (13), che precede le costruzioni (7). Si muore di più tra i 55 e i 64 anni, mentre quello con numeri più bassi è relativo alla fascia 25-34 anni.

“Si tratta di una proiezione sconfortante che non basta però a riprodurre correttamente l’emergenza. Perché è l’indice di incidenza della mortalità – cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa – a descrivere esattamente e obiettivamente l’emergenza, regione per regione”, ha affermato Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre.